Marco Giacomelli pronto a tornare in pista


16/05/2015 - Il tecnico: "Ho una grande voglia"

E' uno dei tecnici più vincenti della Toscana, con ben cinque campionati vinti (2 di C1 con Rinascita Sesto e Futsal Fiorentina e 3 di C2 con Toscana Sport, Futsal Fiorentina ed Asi Agliana) e una promozione (In C1 con l'Atletico 2001). Marco Giacomelli, dopo un anno sabbatico, è pronto a tornare in pista. E lo fa con il consueto carattere, quello che anche da giocatore gli ha permesso di lasciare una traccia indelebile nella storia del Futsal Toscano, con reti a grappoli con le maglie di Prato e Santa Cristina. 
Marco, eccoti qua di nuovo pronto per una panchina. Com'è stato l'ultimo anno, lontano dai campi?
Da una parte difficile, perché non mi ero praticamente mai fermato, dall'altra ci voleva. Avevo bisogno di staccare un po' per ricaricare le batterie. Adesso ho tantissima voglia di ripartire. 
La tua ultima esperienza, sulla panchina del San Giusto, non è stata proprio da ricordare. 
Sapevo che, per impegni di lavoro, non avrei potuto dare il mio consueto contributo. Arrivavo agli allenamenti in ritardo, non riuscivo ad essere presente come un allenatore dovrebbe essere. Inoltre non è mai semplice prendere una squadra a stagione iniziata, soprattutto quando aveva fatto ottimi risultato come il San Giusto di Panzi. Aggiungiamo il fatto che in quelle mie 6, 7 partite abbiamo affrontato le migliori squadre del campionato, come Bulls e Real Fucecchio, ed ecco spiegato il motivo per cui ho preferito mollare dopo poco. Detto questo, non posso che essere comunque contento, perché ho conosciuto delle persone eccezionali come i dirigenti del San Giusto. Una società organizzata ed appassionata che non fa mancare nulla ai propri tesserati. Mi dispiace di non averli potuti ripagare a dovere. 
Cosa deve mettere sul piatto una società per poter convincere Marco Giacomelli?
La categoria non è importante. Cerco una società seria, che abbia l'ambizione di poter fare bene. Da parte mia sono pronto a mettere le mie competenze ed il mio carattere. Sono un tecnico a cui piace incidere in sede di mercato, scegliendo i giocatori ed organizzando al meglio il lavoro. 
In tutti questi anni hai allenato grandi squadre, ma nessuna di queste è ancora in attività. Cosa serve secondo te per durare nel tempo?
Io credo che le società di oggi non debbano prescidere dai settori giovanili. Soltanto così possiamo creare quel ricambio generazionale che è mancato per troppo tempo. Inoltre, in questo modo, può essere anche più semplice coinvolgere persone e trovare sponsor. Un'altra cosa che deve cambiare è nella mentalità dei giocatori. Secondo me i rimborsi sono un aspetto determinante quando si affrontano campionati nazionali, dove i sacrifici e l'impegno devono essere ricompensati. Ma nel regionale bisogna capire che non sono più i tempi di una volta. Sta poi alle società attrarre i giocatori con progetti, serietà, organizzazione e idee. Penso che il San Giusto vada preso come esempio. 
Hai vissuto tutte le fasi del calcio a 5 in Toscana, prima da giocatore e poi da allenatore. Com'è cambiato?
Il nostro sport si è evoluto tantissimo. Il mio primo allenatore è stato Gardellin, che ci insegnava solo la fase difensiva. Davanti avevamo un solo schema: palla a Giacomelli e braccia alzate! A parte gli scherzi, adesso la tattica è di ben altro livello. Bisogna stare al passo e aggiornarsi. Quello che invece è notevolmente peggiorato è lo spirito con cui si va a giocare. Prima era un piacere, c'era tantissima voglia. Lo spirito di gruppo era comune a tutte le squadre e anche le battaglie sui vari campi finivano con grande rispetto. Soltanto con l'Asi Agliana ho ritrovato questi valori. 
Hai allenato giocatori che hanno fatto benissimo in tutte le categorie. Quali sono quelli a cui ti senti più legato?
Farei un torto a qualcuno non citandoli tutti, ma è ovvio che ci sono dei ragazzi con cui ho vissuto più esperienze e a cui ancora oggi sono legatissimo. Penso ai vari Di Lalla, Di Lauro e Migliacci, con cui ho vinto tre campionati. A Roselli, che ha iniziato con me alla Rinascita e che dopo pochi allenamenti mi disse "smetto, il calcio a 5 non fa per me". E poi Michele Catania, un fratello, Masti, che era tornato a giocare negli amatori dopo l'under 21 del Prato e che ho rilanciato all'Atletico 2001 per poi consacrarsi con Asi Agliana e L'Arte dello Sport. Infine Luca Marrone. Me ne avevano parlato malissimo, come di un egoista accentratore. Invece è un ragazzo umile e di grande esempio per tutti. 
Chiudiamo parlando di un tuo vecchio amore, il Prato. Quanto può essere utile la sua promozione in A2?
E' fondamentale. Per troppo tempo non abbiamo avuto una squadra in A, e anche se non è ancora il massimo campionato credo sia una cosa molto importante. I risultati attirano gente e sponsor. Ricordo quando iniziai nel Prato, allora ET. Più vincevamo e più il pattinodromo si riempiva e più aziende si avvicinavano a noi. Molto importante anche la promozione della Cdp Coiano e magari quella dei Bulls.