Pallaalcentro intervista: Alessio Musti


28/11/2017 - Il Responsabile Tecnico della Divisione Calcio a 5 sui progetti in essere e quelli futuri

Di: Nicola Giannattasio
Pochi squilli e dall'altra parte del telefono risponde Alessio Musti. 43 anni lo scorso maggio, più della metà (25 per l'esattezza) nel mondo del calcio a 5 e da alcuni mesi Responsabile Tecnico della Divisione calcio a 5. Una carriera importante con maglie come quelle di Torrino, Lazio, di cui è stato una bandiera, Bnl Ciampino e Nepi. Una carriera da gregario, da giocatore che in campo non si risparmiava mai. Elemento cardine delle formazioni in cui ha militato grazie ad intelligenza tattica e grande grinta. Prima da giovane promessa nel Torrino allenato da Nuccorini, con compagni di squadra tra gli altri l'attuale CT Menichelli, Rubei e Caleca, poi da punto di forza della Lazio di Ronconi e Maurizi. Sei coppe Italia e due scudetti rappresentano il suo palmares. Personalmente ho incrociato la sua strada, da avversario, nei primi anni del nuovo millennio, quando il Prato, dove militavo, e la Lazio, erano i due Top Team in Italia. Ricordo con particolare piacere (per me, un po' meno per lui) le sfide delle semifinali scudetto del 2002. Appese le scarpette al chiodo ad appena 32 anni, ha cominciato una carriera da allenatore che lo ha visto rapidamente scalare le categorie. Da vice allenatore di Lazio e Torrino, all'Alpha Turris in B, per poi arrivare in A2 alla Cogianco, con il double coppa–campionato. La massima serie ancora con la Cogianco (due volte), con una finale di coppa Italia persa, e poi Real Rieti e Luparense. Fino alla nomina ad inizio 2017 a Responsabile Tecnico della Divisione calcio a 5. Da qui inizia la nostra chiacchierata. 
Alessio, cominciamo da questo tuo ruolo in seno alla Divisione. Di cosa si tratta e come è nato?
Non è un segreto il mio appoggio ad Andrea Montemurro durante la campagna elettorale. In quel periodo abbiamo parlato di quali potessero essere i modi per sviluppare la disciplina sotto vari punti di vista. Così quando Andrea è stato eletto presidente ha deciso di creare questa figura, scegliendo me per ricoprirla. Si tratta di qualcosa che in venti anni di Divisione calcio a 5 non era mai esistito e di questo mi sono stupito nel momento stesso in cui mi sono approcciato al nuovo ruolo. Mai era stato creato un protocollo per lo sviluppo del calcio a 5 dal punto di vista tecnico. Non esisteva una linea guida dettata dalla Divisione sulla direzione che il futsal italiano avrebbe dovuto prendere. 
Cosa ti ha chiesto Andrea Montemurro quando ti ha affidato questo incarico?
Lui è molto intelligente nel delegare dove non ha competenze specifiche. Ovviamente l'ultima parola è la sua, ma in generale mi ha dato carta bianca. Quindi abbiamo cominciato a studiare progetti che potessero andare a creare un nuovo percorso, andando ad implementare quello che già di importante viene fatto dal Settore Tecnico con i corsi allenatori e tracciando strade completamente nuove. 
Tra queste nuove strade che avete iniziato a percorrere c'è il progetto "Futsal in Soccer", che sta riscuotendo un succeso forse inatteso. 
Direi decisamente inatteso. Si tratta di un'idea che Andrea Montemurro ha lanciato in campagna elettorale. Quando è stato eletto mi ha chiesto, in virtù del mio nuovo incarico, come si poteva attuare. Io gli ho spiegato quello che in linea generale accade all'estero. Da qui abbiamo iniziato a buttare giù ipotesi, sviluppando un progetto decisamente ambizioso che abbiamo coltivato dietro le quinte. 
Qual è stata la genesi del "Futsal in Soccer"?
Intanto dovevo trovare una persona che potesse lavorare con me a 360° e che avesse una profonda conoscenza del mondo del calcio giovanile. A marzo ho contattato Alfredo Paniccia, sicuramente non un nome di spicco del calcio a 5 italiano, ma a mio parere la persona più adatta per affiancarmi. Mi erano stati consigliati altri nomi, ma sono andato avanti per la mia strada. Alfredo, pur avendo appena 31 anni, ha fatto un percorso parallelo tra calcio e calcio a 5. Nel futsal è stato vice allenatore al Palestrina e al Latina, e primo allenatore nell'Under 21 dell'Augusta e al Regalbuto. Nel calcio ha lavorato per otto anni nella Juventus, prima come tecnico nei campi scuola italiani, poi formatore dei tecnici delle Accademy e infine responsabile tecnico dei campi estivi del club bianconero. 
Cosa cercavi in Alfredo Paniccia e cosa hai trovato? 
Cercavo competenza e conoscenza dei settori giovanili del calcio. Oltre a questo ho trovato una persona squisita e di una professionalità unica. Abbiamo iniziato i primi incontri e buttato giù le basi del progetto, con l'obbiettivo di portare dentro nella prima stagione sportiva tre società professionistiche. 
I numeri dicono che la stagione non è ancora finita e le società che hanno aderito al "Futsal in Soccer" sono già otto: Siena, Ternana, Spal, Bologna, Torino, Chievo, Pro Vercelli, Palermo. Sono rimasto sinceramente stupito, la cosa ci è letteralmente esplosa tra le mani. Quando abbiamo cominciato a bussare alle porte delle società avevamo timore di essere rispediti al mittente e difficoltà e diffidenze non sono comunque mancate. Il Siena è stata la prima società che ha creduto ciecamente nel progetto, anche grazie alla lungimiranza di dirigenti e tecnici. Poi abbiamo cercato di lavorare in particolar modo su una presentazione molto accattivante per cercare di fare breccia negli ambienti più restii. Sicuramente i Responsabili di Settore Giovanile sono molto più aperti. Un esempio è Fabio Moro, responsabile del Chievo Verona. E' rimasto estasiato dal progetto e ci ha aiutato molto. Da altre parti è stato più difficile, ma alla fine abbiamo convinto anche i più scettici. 
Per quest'anno vi fermerete qua o andrete avanti? 
Abbiamo preso contatti con quasi tutte le società professionistiche. Comincia a girare il passaparola. Pochi giorni fa sono entrato in contatto con Stefano De Grandis, giornalista di Sky Sport, che mi ha chiesto tutte le informazioni per poterne parlare durante le loro trasmissioni. La visibilità è fondamentale e piano piano ci stiamo ricavando il nostro spazio. 
Come è strutturato il "Futsal in Soccer"?
Il protocollo è unico per tutte le società ed è costituito da tre incontri annuali, anche se poi ci sono società come il Siena dove siamo stati più volte. Il primo incontro verte su una lezione di due ore in aula, alla presenza dei tecnici del settore giovanile. Attraverso un video comparativo mostriamo quali sono le situazioni tecnico–tattiche del futsal che possono essere propedeutiche per il calcio. Solitamente quando cominciamo qualcuno ci guarda con diffidenza, per non dire astio, ma alla fine delle due ore si avverte il cambio di veduta. Successivamente procediamo con un allenamento sul campo con una delle squadre che ci viene assegnata. Inviamo poi il report ai tecnici e ci occupiamo di tecnica e tattica individuale e collettiva. 
Qual è l'obbiettivo finale che vi siete posti? 
Quello di inserire tecnici abilitati di calcio a 5 all'interno degli staff di società professionistiche. E' un percorso importante, che dovevamo intraprendere per legittimare la nostra disciplina. Stiamo lavorando sulle linee guida per poter poi avviare questo inserimento. Allo stesso tempo dobbiamo ampliare l'area tecnica. Non possiamo fare tutto io e Alfredo. Ci sarà bisogno di altre persone in grado di seguire questo progetto.
L'altro grande progetto che avete avviato sono i "Futsal Lab". Anche in questo caso è stato subito boom. 
Come dicevo in precedenza, il nostro obbiettivo era creare un percorso di condivisione per i tecnici di calcio a 5. Un percorso che potesse affiancare quello già svolto dal Settore Tecnico con i corsi allenatori. Non possiamo sostituirci a quello che già esiste, ma possiamo ampliare il bagaglio da fornire ai nostri allenatori. Siamo partiti in sordina, ma il successo è stato immediato. Prima dell'appuntamento inaugurale, in Sardegna, ero molto spaventato e sinceramente temevo che potesse essere un flop. Invece hanno partecipato più di 50 allenatori. In Veneto, per la seconda tappa, sono stati ancora di più. L'8 dicembre saremo in Abruzzo, poi toccherà a Campania, Puglia e Lombardia. 
Come scegliete le regioni dove andare? 
Sono direttamente i Comitati Regionali a richiedere la nostra presenza. Noi chiediamo supporto logistico per quelli che, ricordiamolo, sono appuntamenti totalmente gratuiti. Alle spalle c'è tanto lavoro ed un gruppo di persone dalla grande preparazione. Spero che si riesca ad organizzare un Futsal Lab anche in Toscana in futuro. 
Ci sono stati poi i clinic per i portieri, l'incontro con Diego Giustozzi, tecnico campione del mondo...
Sono tutte attività specifiche di cui si sentiva la mancanza. La Divisione calcio a 5 deve essere al servizio dei suoi tesserati ed offrire giornate come queste. Aver portato un allenatore come Giustozzi in Italia credo sia una cosa bella e coinvolgente per tutti. 
La tua attività come Responsabile tecnico non si ferma qua. Quali sono i progetti futuri?
La più importante è sicuramente quella di strutturare dei Centri Federali a livello regionale. Centri dove ci possano essere incontri con gli allenatori e dove si possano monitorare in maniera diretta i giovani della Rappresentative. Servono dei tecnici federali veri e propri per cercare di fare il meglio, ma non solo. Abbiamo anche in ponte di creare una rete di osservatori nazionali, per cercare di non farsi sfuggire i talenti presenti sul territorio. Non sarà semplice, ci sono invidie, questioni extratecniche. Tutte cose di cui però non mi piace parlare. Io mi ritengo un uomo di campo, con le mie legittime ambizioni, ma guidato da una sana passione per il calcio a 5. Ovviamente tutto quello che stiamo facendo è migliorabile. Da questo punto di vista sono apertissimo al dialogo con tutte quelle persone che vorranno aiutarci a far crescere il nostro sport.