La rabbia della Poggibonsese
06/02/2012 - Busato: "Accusati di antisportività, una cosa assurda"
Un rigore regolarmente trasformato, ma
clamorosamente giudicato fuori dall´arbitro a 44´´ dalla fine regala
la vittoria la Reggiana e alimenta la rabbia della Poggibonsese, che
a fine partita difende il proprio comportamento dalle accuse
vergognose di antisportività mosse da uno dei direttori di gara. Ma
andiamo con ordine. Poggibonsese–Reggiana. La prima della classe che
fa visita alla formazione toscana, in ripresa dopo un girone d´andata
nettamente al di sotto delle aspettative. Ne viene fuori una partita
bella, combattuta, equilibrata, tant´è che a 44´´ dalla sirena
finale il risultato è di 1–0 a favore degli emiliani. A 19´16´´
viene fischiato un calcio di rigore a favore della squadra di casa,
tra le proteste, ovvie, della Reggiana. Dal dischetto va Guglielmo Di
Maso: portiere da una parte, palla dall´altra, sotto l´incrocio dei
pali. La sfera entra e batte nella sbarra interna di sostegno della
rete e termina fuori. I giocatori ospiti che si disperano, quelli di
casa che festeggiano. A questo punto uno dei due arbitri assegna la
rete e si dirige verso il centrocampo, l´altro, quello più vicino
alla porta, resta fermo. Veloce consulto dei due, con il primo
arbitro che spiega che il pallone non è entrato, avendo battuto
sulla traversa. Una decisione incredibile, che scatena la rabbia dei
giocatori della Poggibonsese, che subito indicano al direttore di
gara un buco nella rete, all´altezza della sbarra interna. L´arbitro
però è irremovibile, allontana i giocatori ed espelle il
player–manager senese Cristian Busato, reo, a suo parere di aver
strappato nel frattempo la rete per far pensare che il pallone fosse
uscito dopo essere entrato in rete. Negli ultimi secondi di partita
il risultato non cambia e così la Reggiana può continuare la sua
corsa verso l´A2.
La Poggibonsese però non ci sta, soprattutto non ci sta il suo allenatore, Cristian Busato. Una carriera di altissimo livello come giocatore, condita da scudetti, coppe, ma soprattutto da un comportamento sempre impeccabile in campo e fuori. “Quello che è successo sabato – spiega il tecnico senese – è stato vergognoso. Non mi riferisco tanto all´errore clamoroso dell´arbitro che non ha visto il pallone entrare in rete da due metri, quanto per le accuse che questa persona mi ha rivolto al momento dell´espulsione. Secondo il direttore di gara avrei strappato con le nude mani la rete in quei secondi successivi alla mancata convalida”. Busato si difende. “A parte che avrei dovuto avere una forza sovrumana, ma soprattutto con queste affermazioni viene messa in discussione la mia integrità morale e viene lesa non solo la mia immagine, ma anche quella della mia squadra, sempre correttissima, e di tutto il movimento. Nella mia carriera – prosegue Busato – non ho mai avuto reazioni di questo tipo, eppure me ne sono capitate di ingiustizie, anche pesanti. (una finale di coppa Italia Prato–Lazio fu ripetuta, caso tutt´ora unico della storia della Figc, per scorrettezze reiterate dei tesserati biancocelesti che gettavano in campo palloni durante le azioni del Prato). La sconfitta resta – conclude – l´errore dell´arbitro anche, ma nessuno e ripeto nessuno può permettersi di accusarmi in maniera così vergognosa e ingiustificata come ha fatto quell´arbitro”.
La Poggibonsese però non ci sta, soprattutto non ci sta il suo allenatore, Cristian Busato. Una carriera di altissimo livello come giocatore, condita da scudetti, coppe, ma soprattutto da un comportamento sempre impeccabile in campo e fuori. “Quello che è successo sabato – spiega il tecnico senese – è stato vergognoso. Non mi riferisco tanto all´errore clamoroso dell´arbitro che non ha visto il pallone entrare in rete da due metri, quanto per le accuse che questa persona mi ha rivolto al momento dell´espulsione. Secondo il direttore di gara avrei strappato con le nude mani la rete in quei secondi successivi alla mancata convalida”. Busato si difende. “A parte che avrei dovuto avere una forza sovrumana, ma soprattutto con queste affermazioni viene messa in discussione la mia integrità morale e viene lesa non solo la mia immagine, ma anche quella della mia squadra, sempre correttissima, e di tutto il movimento. Nella mia carriera – prosegue Busato – non ho mai avuto reazioni di questo tipo, eppure me ne sono capitate di ingiustizie, anche pesanti. (una finale di coppa Italia Prato–Lazio fu ripetuta, caso tutt´ora unico della storia della Figc, per scorrettezze reiterate dei tesserati biancocelesti che gettavano in campo palloni durante le azioni del Prato). La sconfitta resta – conclude – l´errore dell´arbitro anche, ma nessuno e ripeto nessuno può permettersi di accusarmi in maniera così vergognosa e ingiustificata come ha fatto quell´arbitro”.