Quelli che...la Rappresentativa: Simone Vasarelli


29/01/2018 - Scopriamo con AGA i componenti dello staff per la stagione 2017/18

A cura di: AGA
La nostra rubrica va a scoprire un po’ più a fondo un altro personaggio molto interessante, parliamo di Simone Vasarelli mister della selezione Toscana allievi. Simone ha alle spalle una lunga e proficua carriera da giocatore, trascorsa praticamente tutta in squadre pisane e costellata di apparizioni anche nella massima serie nazionale. Partendo dal San Paolo Pisa, dove ha appunto esordito (e segnato) in serie A, vinto un campionato di A2 e una Coppa Italia Under 21, per passare poi all’IGP Pisa, per proseguire con Vicarello, Tirrenia e per finire con il Cus Pisa, dove ha terminato la sua avventura dentro il campo.
Caro Simone, rovistando nei miei purtroppo lontani archivi, ho ritrovato una vecchia intervista da te rilasciata al forum C5Toscana datata, pensa, 7 luglio 2008 dove a precisa domanda Come ti vedi tra qualche anno ?..Hai un sogno nel cassetto ? concludevi così la tua risposta: “. Il sogno nel cassetto sarebbe tornare nella massima categoria, ma penso che sia veramente un sogno e basta…poi chissà, mai dire mai. In un futuro lontano poi penso che mi piacerebbe provare ad allenare, vedremo.
In effetti la prima parte della risposta è rimasta esclusivamente un sogno, anche se poi nei successivi anni almeno nel nazionale e più precisamente in serie B sono riuscito a giocare nuovamente; il desiderio invece di allenare si è concretizzato e devo dire che all’epoca (2008) magari non avrei mai pensato di farlo così velocemente, credevo sicuramente di giocare per tanti anni ancora, ma sai come si dice: “nella vita non si sa mai”…è capitata l’occasione, nello stesso momento ho avuto la possibilità di fare il corso allenatori e quindi 1+1…
La tua carriera da calciatore, come ho detto nel preambolo, è stata direi molto bella. Se ti faccio questi nomi tipo Trabeati, Pagana, Lami, cosa mi dici?
Renato, che ricorderò sempre con tantissimo affetto, è stato un Presidente come difficilmente credo se ne possano ancora incontrare in giro. Associava un’immensa passione per il calcio a 5 ad una non scontata competenza, era presente a tutti gli allenamenti e partite sia della prima squadra che dell’U21, lui per tutti i giocatori c’era sempre, anche fuori dal campo. Gigi ovviamente è l’allenatore degli anni più belli da giocatore che ricorderò sempre, mi ha lanciato nei campionati che contano, non aveva paura di farmi giocare anche se ero giovane e con poca esperienza in questo sport; con lui inoltre avevo un ottimo rapporto anche fuori dal campo e devo dire che non lo vedo da moltissimo tempo ed un po’ me ne dispiaccio. Nico infine è stato l’allenatore della mia rinascita sportiva dopo i due anni di stop e le altrettante operazioni al ginocchio, mi ha voluto fortemente con lui ed insieme abbiamo intrapreso un percorso molto lungo, anche non strettamente legato al campo di gioco. Inoltre con lui mi confronto tutt’ora su aspetti legati al “mestiere” di allenatore ed è indubbio che a volte gli chieda consigli e suggerimenti su vari aspetti.
Il Cus Pisa era diventata la tua seconda casa, tra l’altro ci hai iniziato ad allenare nell’under 21. Come hai vissuto questo distacco?
Il CUS purtroppo, per come lo intendevo io, era finito ben prima della non iscrizione quest’anno ai campionati maschili e devo dire che più che per me stesso, mi è dispiaciuto veramente tanto per tutti coloro che hanno creato nei sei anni insieme la prima scuola di C5 riconosciuta in Toscana. Il dispiacere è per tutti questi amici, e non, che hanno dato tanto alla causa e che sono poi stati trattati come non fossero mai esistiti, dall’oggi al domani, compresi i giocatori di tutte le tantissime squadre. Oggi però sono alla Vigor e sono davvero contento, e per questo devo ringraziare i due Andrea (Costanzo e Stefanelli) per l’opportunità che mi hanno dato, credo che abbiano voluto scommettere in me nonostante sia il mio secondo anno da allenatore, e spero di ripagarli come loro si aspettano.
L’anno scorso è poi arrivata la chiamata di Scocca, in corso d’opera, per allenare la squadra Giovanissimi della Rappresentativa Toscana.
Eh già, mi chiamò Antonio e mi chiese la disponibilità per allenare la squadra e devo dire di averci pensato dai 2 ai 3 secondi:  è stata un’occasione davvero speciale, perché la tua regione ti chiama per un incarico importante, ed inoltre per il primo anno in assoluto in quella categoria, e tu non puoi certo dire di no (impegni personali permettendo).
Come è stato il tuo inserimento all’interno di un gruppo già formato e dentro tutta la famiglia Rappresentativa?
Molto semplice, conoscevo già moltissime persone che lavorano nella famiglia della Rappresentativa ed inoltre tutti si dedicano con una passione ed una voglia smisurata per cui è difficile trovarsi male! Le poche persone che conoscevo solo di nome, poi, sono persone molto competenti che fanno un lavoro eccezionale. Cito per esempio Luca Marinari, anche se so che è troppo facile fare il suo nome, ma è sempre bene ribadirlo per chi ancora avesse dubbi sul suo operato e su quello di tutti gli altri. È molto bello e gratificante far parte di questa “nazionale” a partire da Antonio fino all’ultimo giocatore dei Giovanissimi, perché tutti lavorano con un unico obiettivo che è quello della crescita del nostro movimento e di conseguenza prima o poi arriveranno anche i risultati così come stavano per arrivare lo scorso anno.
Avventura in Puglia lodevole, pensando che eravamo all’esordio con i Giovanissimi.
Non era semplice lo scorso anno ottenere dei risultati sportivi sul campo, vuoi perché era la prima per tanti (allenatore e ragazzi) vuoi per la categoria molto giovane che anche in Toscana stiamo finalmente presentando con successo da tre anni. Devo dire, però, che indubbiamente è stata un’esperienza molto formativa sia per tutti i ragazzi che hanno avuto la fortuna di partecipare, sia per tutto lo staff, che ricordo, era all’esordio e fresco fresco di patentino per allenare.
Quest’anno poi ecco la promozione alla selezione Allievi. Un bel riconoscimento non trovi?
Il riconoscimento è doppio, perché innanzitutto c’è stata la riconferma da parte di Antonio e Luca come allenatore, e poi perché mi è stata data l’occasione di alzare il livello gestionale e di seguire la squadra più grande, e quindi come hai detto giustamente te, gli Allievi. Cito anche Simone Banchini, perché so che anche lui ha spinto per la riconferma e per questo nuovo ruolo e quindi ringrazio molto anche lui. Ora sta a noi (io e il mio staff) cercare di ripagare questa fiducia, quanto meno nel lavoro in preparazione al torneo e successivamente in quella settimana di gare.
Ragazzi più grandi, livello generale nazionale molto alto, girone in Umbria molto difficile. Insomma come ti stai preparando alla kermesse di fine aprile?
Lavorare con ragazzi più grandi mi stimola, così come confrontarmi con un livello generale nazionale più alto. Solamente così sono convinto che un allenatore e gli stessi giocatori possano crescere e migliorarsi. Dopo un primo giorno di stage in cui abbiamo visionato 40 ragazzi, abbiamo cominciato con i veri e propri allenamenti in cui cerchiamo di trovare velocemente quello spirito e quell’intesa di squadra che sicuramente è fondamentale per il tipo di torneo che dovremmo affrontare. Sarà un girone tosto? Così dice la carta, ma poi la realtà è sempre diversa e per questo vorrei far capire ai ragazzi che non ci sono partite impossibili e che non esiste nessun risultato già scritto, altrimenti credo sia inutile anche salire sull’autobus direzione Umbria. Spero di trasmettere a loro ed a tutto lo staff la voglia e la determinazione che ho nell’affrontare quest’esperienza, se poi ci sarò riuscito lo vedremo a fine stagione.
Per chiudere torniamo a quella intervista del 2008. Alla domanda Il tuo allenatore ideale come deve essere, rispondesti così: “Descrivere le caratteristiche di un allenatore ideale penso sia davvero difficile, supponendo che esista un allenatore ideale; forse la più importante dote che deve avere è quella di riuscire a migliorare le prestazioni di ogni singolo giocatore della propria squadra. Un mister bravo, secondo me, è quello che alla fine della stagione, indipendentemente dai risultati ottenuti, ha contribuito ad un miglioramento a 360° del proprio giocatore.”  Pensi di essere un allenatore così?
Sicuramente lavoro per essere un allenatore di questo tipo, credo ancora fortemente in quello che scrissi ormai 10 anni fa, se poi ci riesco quello è un altro tipo di discorso. Devo dire ed ammettere che non avrei mai pensato che fare l’allenatore fosse difficile ed impegnativo, molto più che fare il giocatore in cui arrivi al campo e devi pensare a pochissime cose se non seguire le direttive cercando di dare il massimo. Fare il mister è totalmente diverso e ti assicuro che non è affatto semplice e scontato, anzi. Sono molto esigente con me stesso, sportivamente parlando, e quindi lo trasmetto anche ai miei giocatori, sicuramente in certe occasioni sbagliando, ma il bello di questo sport è che ti permette continuamente di aggiustare il tiro, di modificare le tue convinzioni, le tue teorie ed i tuoi metodi di lavorare, cercando in tutto questo di far crescere e migliorare coloro che poi alla fine sono il motore della squadra, ovvero i giocatori stessi.