L´intervista: Andrea Butta saluta il Montecalvoli


09/05/2018 - Il capitano di tante battaglie lascia il club dopo nove stagioni

Dopo note stagioni da assoluto protagonista si chiude (per il momento) la lunga storia d'amore tra il Montecalvoli e Andrea Butta. Una storia fatta di tante vittorie e soddisfazioni: due promozioni, una coppa Toscana, due salvezze in Serie B e una finale del campionato Juniores. La storia tra un ragazzo livornese e una società pisanam che andiano a ripercorrere insiema al protagonista. 
Andrea, siamo arrivati al termine di una stagione in cui hai apertamente annunciato il tuo addio al Montecalvoli. Sarà davvero così?
Spero che sia un arrivederci più che un addio. Per tutta una serie di motivi penso che sia giusto in questo momento lasciare il mio ruolo in campo, ma nulla vieta che in futuro ci possa essere un posto per me da dirigente o, perché no, da allenatore.
A 36 anni appena compiuti la tua idea adesso è quella di intraprendere la carriera di allenatore, che ti ha già visto protagonista con la squadra B in Serie D, oppure continuerai anche a giocare?
Si quest'anno ho allenato la squadra B, con molte soddisfazioni tra l'altro, e negli anni passati ho guidato delle squadre giovanili. E' innegabile che mi piaccia allenare e senza dubbio prima o poi prenderò il patentino, ma non so se potrò farlo anche l'anno prossimo. Sicuramente continuerò a giocare, quindi per allenare dovrei trovare una soluzione come allenatore–giocatore. Vediamo cosa esce nelle prossime settimane.
Al Montecalvoli hai disputato 9 stagioni, anche se intervallate dalla parentesi alla Cmc Livorno. Cosa è stato per te il Montecalvoli?
Come ho detto anche recentemente sulla nostra pagina Facebook, il Montecalvoli è stata una seconda famiglia che ho trovato in un momento in cui venivo da diversi infortuni e avevo bisogno di rimettermi in sella. Il presidente Giannini, la moglie Laila e la dirigenza tutta, mi hanno accolto alla grande e mi hanno sempre fatto sentire al centro dei progetti tecnici e organizzativi. Devo molto a loro e non sarà facile andare a giocare da un'altra parte.
Nove campionati conditi da vittorie e soddisfazioni. L'emozione più grande?
L'emozione più grande è stata sicuramente la vittoria della Coppa Toscana nel 2015. Oltre ad essere il primo trofeo che riuscivo a portare nella bacheca azulgrana dopo 3 finali perse (Play Off C2 2010, Finale Juniores da allenatore nel 2014 e Finale nazionale Csi 2011), la Coppa Toscana è sempre stata una manifestazione che avrei voluto vincere, e, farlo da capitano, in una finale vinta nel recupero, è stata una soddisfazione immensa. Nelle due stagioni di Serie B hai dovuto convivere anche con molti problemi fisici, sei comunque soddisfatto di quello che hai dato alla squadra?
I problemi fisici sono uno dei motivi che mi hanno spinto a prendere questa decisione. Se non si è a posto fisicamente non è possibile fare la Serie B, sia per i ritmi che per lo stress fisico che portano i tre allenamenti più la partita. Preferisco allora scendere di categoria, ma limitare gli infortuni e giocare un po' di più. Credo di aver sempre dato il massimo per la squadra sia in campo, ma soprattutto fuori. Solo in questa stagione, quando sono stato costretto ai box, probabilmente sarei dovuto stare più vicino ai ragazzi in alcuni momenti difficili, ma allenare la D mi ha tolto tante energie, e quindi non sono riuscito ad essere sempre presente.
Quasi 18 anni di calcio a 5, cosa ricordi dei tuoi inizi e cosa hai visto veramente cambiare in questi anni?
Nel 2001 quando ho cominciato, questo sport era praticamente sconosciuto. Se dicevi che giocavi a calcio a 5 la gente sorrideva, considerandola un'attività di secondo piano rispetto al calcio, o comunque di livello amatoriale. Adesso invece tutti conoscono questo sport, tutti si interessano, molti giovani ne sono rimasti attratti e hanno lasciato il calcio a 11. Questo ha portato ad aumentare sensibilmente il livello delle categorie. Quindi abbiamo assistito a una miglioria tecnica, ma anche tattica perché adesso godiamo di un gioco più dinamico e veloce, con più movimenti e schemi che una volta non si vedevano.
Da livornese divenuto protagonista soprattutto lontano da casa, che idea ti fai del calcio a 5 della tua città, che nonostante un grande movimento amatoriale il prossimo anno rischia di avere una sola società al via dei campionati?
A Livorno ci sono due grossi problemi: gli impianti di gioco e la crisi economica che ha colpito la città. Gli unici impianti al chiuso sono La Bastia e adesso anche il Pala Modigliani che hanno costi importanti di affitto e pochi spazi a disposizione. Ci sono state alcune squadre che negli ultimi anni hanno provato a farcela ma sono durate poche stagioni, un po' per la mancanza di fondi, un po' per la mancanza di tecnici esperti di questa categoria. Adesso Il Rotino ha fatto "piazza pulita" con i grossi mezzi economici a disposizione ed è riuscito ad ottenere grossi risultati sia a livello di prima squadra che di giovanili. Il presidente Salvadorini ha saputo bene sfruttare le potenzialità tecniche enormi che questa città ha sempre avuto e son convinto che andrà lontano, specie se si circonderà di persone competenti ed esperte.
L'ultima domanda è marzulliana. Cosa chiederebbe Andrea Butta ad Andrea Butta?
Chiederei di trovarsi una fidanzata, che sarebbe anche l'ora!