ESCLUSIVA: Intervista con Riccardo Gaucci


01/07/2015 - L´ex giocatore del Perugia C5 è ora presidente del Floriana, a Malta

In campo era un leone ma sono passati cinque anni dall'ultima volta che lo abbiamo visto la sua grinta sul rettangolo di calcio a 5, nel 2009/2010 con il Real Rieti e quasi dieci dal fallimento del Perugia calcio, che travolse la sua famiglia. Riccardo Gaucci, 39 anni il prossimo 4 Dicembre, è uscito da tempo dai radar italiani, ma la sua passione per il pallone lo ha riportato nel Febbraio 2014 a diventare presidente del Floriana Football Club, società storica del campionato maltese. Una squadra che fino agli '90 è stata la più vincente dell'isola, con 25 campionati, ma che dal 1993 non iscrive il proprio nome nell'albo doro della Premier League locale. Cominciamo questa intervista con Riccardo Gaucci (dal quale, ahimè, ho preso qualche golletto ai tempi delle sfide Prato–Perugia nda), cominciando dal presente e questa nuova vita a Malta, che ha riacceso il suo entusiasmo nei confronti del calcio. 

Riccardo, nel febbraio 2014 inizia la tua nuova vita calcistica. Diventi presidente del Floriana. Cosa ti ha portato ad affrontare quest'avventura?
Per molti anni, dopo quanto accaduto a Perugia, non ho voluto sentir parlare di calcio. Poi, qualcosa è cambiato. Ci sono stati amici e persone a me vicine che mi hanno fatto avvicinare all'ambiente maltese. Da lì è nata l'idea di candidarmi come presidente del Floriana, perché a Malta chi ricopre questa carica viene eletto dai soci, un po' come avviene in Spagna, e non è il proprietario del club. Sono andato al ballottaggio con un'altra cordata, capeggiata dall'ex patron dello Sheffield United e sono stato eletto. Sono appena entrato nel mio secondo anno di mandato, devo dire che mi sto divertendo e che il mio lavoro è molto apprezzato. 
Per te non è la prima volta con questo ruolo. Nel 2000, a 24 anni, sei stato nominato presidente del Catania da tuo padre Luciano, proprietario del club, e lo hai portato in B. 
E' stata una bella esperienza, che mi ha permesso di confrontarmi con tante persone. E proprio quegli anni siciliani mi hanno consentito di scegliere il nuovo allenatore per il Floriana, che sarà Lulù Oliveira, che è stato mio capitano al Catania per due stagioni. Credo che a Malta possa affermarsi definitivamente come allenatore dopo alcune esperienze in Lega Pro. Una persona che stimo e che conosco bene per la sua professionalità. 
Prima di parlare di calcio a 5, e di come hai creato il Perugia scudettato nel 2005, bisogna ricordare che Riccardo Gaucci è stato anche uno dei prospetti più interessanti del calcio a 11 italiano. 
Da capitano ho vinto per due volte consecutive il campionato Primavera con il Perugia, nel 1996 e nel 1997. Gruppo di straordinaria qualità se si pensa che c'erano Gattuso, Storari, Baiocco, Testini...uscito d'età sarei dovuto andare in prestito al Carpi in C1, ma mio padre mi disse che le possibilità erano due: o rimanevo a giocare nel Perugia o smettevo. Non volevo rimanere in biancorosso con l'etichetta del raccomandato, figlio del presidente, e così ho deciso di appendere le scarpette al chiodo e ho cominciato a lavorare nell'azienda di famiglia. 
Difficile però, per un ragazzo di 20 anni, smettere così di punto in bianco. 
Esatto. E così, quasi per scherzo, ho ricominciato con il Perugia calcio a 5. Nel '98 abbiamo vinto subito la Serie C regionale e la Coppa di categoria. A quel punto non era più un gioco, ed è iniziata la rincorsa alla Serie A. In tre anni abbiamo vinto una Coppa Italia di Serie B, battendo il Lido di Roma, e siamo stati promossi in A2 nel 2001. Abbiamo bruciato le tappe, vincendo subito la A2 e la Coppa Italia di A2, superando 3–2 il San Paolo Pisa con una mia doppietta. 
In serie A un anno di ambientamento e poi vi siete issati nell'Elite del futsal italiano. 
Nel 2004 abbiamo perso la finale contro l'Arzignano, dopo aver battuto in semifinale il grande Prato di Velasco. Ma il capolavoro è avvenuto l'anno dopo, vincendo una finale già persa contro la Roma. 
Una delle pagine più famose del recente passato del nostro calcio a 5. Sotto 3–0 alla fine del primo tempo, il "patron" Riccardo Gaucci esonera il tecnico Massimo Ronconi tra il primo e il secondo tempo. 
La Roma era una squadra fortissima, giocava in casa e vinceva 3–0 dopo i primi venti minuti. Eravamo come un pugile stretto all'angolo che aspettava soltanto di subire il pugno del ko. Ma io non sono mai stato tipo da arrendermi e così nell'intervallo ci fu una discussione con Ronconi e decisi di esonerarlo durante la partita. La squadra è rientrata in campo con una grinta fuori dalla norma, abbiamo recuperato e poi vinto lo scudeto ai rigori. Una cosa fantastica, irripetibile. Capisco che si sia trattato di un gesto clamoroso, ma nella vita, come nello sport, si vive di intuizioni e in quel momento mi sono sentito di fare così. Ho rischiato tantissimo, ma ho avuto ragione. Ho subito critiche pesanti dopo la partita, anche se questa mossa ci aveva portato alla vittoria, figuriamoci se avessimo perso. Ma del resto era l'unica possibilità che avevamo per vincere, con l'allenatore le idee erano troppo diverse. 
In quegli anni a Perugia hai portato tantissimi campioni. A quale sei rimasto più legato?
Un po' a tutti. Abbiamo iniziato ingaggiando giocatori che hanno fatto la storia di questo sport in Italia, come i fratelli Roma, Fasciano, Caleca, Ripesi. Poi sono arrivati i fenomeni brasiliani: Danilo, Rogerio, che ancora vince gli scudetti, Edgar Bertoni, Simi...proprio a quest'ultimo è legato uno dei miei rimpianti di quegli anni. Simi era uno dei primi cinque giocatori del mondo quando venne a Perugia. All'epoca capitava, avendo lo stadio accanto al palazzetto dove ci allenavamo, di fare qualche partitella a 11. Vi posso assicurare che Simi sul campo grande era ancora più forte. Un giocatore impressionante. Il rimpianto sta nel non aver avuto la freddezza di portarlo al Perugia calcio, dove avrebbe fatto benissimo. La squadra, con Cosmi in panchina, stava andando in Coppa Uefa e nessuno voleva toccare quell'ingranaggio perfetto. Eravamo andati vicini a questo "cambio di attività" già con Edgar Bertoni, ma rispetto a lui, che aveva una forza straordinaria, Simi aveva una qualità pazzesca. 
Negli anni successi alla chiusura del Perugia sei stato ad un passo dal candidarti a Presidente della Divisione Calcio a 5. Come mai questa idea non ha preso corpo?
In realtà era più di un pensiero. Avevo già effettuato delle riunioni con i presidenti delle società del nazionale e le mie idee erano piaciute. C'erano buone possibilità, ma mi fu scagliato contro un "siluro" che ha fatto saltare tutto. Proprio in quel momento fu aperta un'inchiesta della Procura Federale nei miei confronti a seguito dei fatti di Perugia, risalenti a cinque anni prima. Sono stato costretto a tirarmi indietro, ma guarda caso sono stato assolto, e tutto si è risolto in una bolla di sapone, subito dopo le elezioni. A quel punto ho capito di risultare scomodo a qualcuno. Peccato, perché amo il calcio a 5 e avrei portato delle buone innovazioni. Purtroppo vedo che questo sport in Italia sta morendo. 
Tu però lo ritieni fondamentale anche nella tua nuova avventura al Floriana. 
Una delle novità che voglio introdurre al Floriana è proprio quella di far giocare e allenare i ragazzi dai 6 ai 14 anni a calcio a 5. Ho capito l'importanza del futsal sulla mia pelle. Non sono mai stato un mostro di tecnica, le mie qualità erano grinta e forza fisica, ma giocando a 5 sono migliorato in maniera esponenziale. Figuriamoci cosa potrebbe accadere ad un ragazzino che fino a 14 anni si cimenta con questa disciplina. 
Riccardo, adesso che sei presidente cosa ti è rimasto del tuo essere calciatore?
Oggi capisco un giocatore appena lo sento respirare. Quando mette piede in campo e lo vedo muoversi comprendo subito le sue qualità. Credo di aver affinato il questo mio intuito nei confronti del calciatori. 
E allora speriamo che questo intuito possa essere messo a frutto a Malta. Grazie Riccardo e in bocca al lupo. 
Grazie a te. Spero di godermi quest'isola felice. L'Italia, purtroppo, è diventato un luogo dove è difficile costruire qualcosa di positivo. 

Nicola Giannattasio