Le interviste della domenica: Paula Pasos


10/09/2017 - Da Murcia a Firenze, storia di una giocatrice diventata un simbolo del futsal in rosa in Toscana

Intervista di: Nicola Giannattasio

Continuiamo il nostro viaggio alla scoperta dei protagonisti del futsal toscano. Questa storia comincia 25 anni fa in Spagna. Siamo nel 1992, il paese apre le sue porte al mondo per i Giochi Olimpici di Barcellona e l'Expò Internazionale di Siviglia. Dopo gli anni bui della dittatura franchista sta nascendo una nuova nazione, democratica, ringiovanita e vogliosa di ricoprire un ruolo importante in Europa. Ruolo che nei decenni successivi verrà ottenuto principalmente grazie allo sport. All'alba di quello stesso anno, il 6 gennaio, nasce la protagonista di questa intervista: Paula Pasos Sanchez. Siamo nella Región de Murcia, sud–est della Spagna. Lo sguardo rivolto verso il mare e le spalle coperte dalle montagne delle Cordilleras Béticas, tagliate in due dal Rio Segura. Terra baciata dal sole e dal Dio del futsal, che in questa regione con poco meno di un milione e mezzo di abitanti ha concentrato alcune delle più importanti squadre del paese. Quattro in Primera Division nell'ultima stagione: El Pozo Murcia, Cartagena, Jumilla nel maschile e Ucam Murcia nel femminile. E' quasi naturale, dunque, per una bambina di sette anni cominciare a dare i primi calci ad un pallone nelle palestre della sua città. Una cascata di riccioli, che corrono per il campo dribblando tutto e tutti. Il talento è evidente già dalle giovanili dell'Ucam Murcia. Arrivano le convocazioni nelle rappresentative regionali, fino al trasferimento a Madrid, per giocare con l'Alcorcon. Nella capitale si guadagna la convocazione nella Selezione Madrilena, prima di ricevere la chiamata che le cambierà la vita. A 22 anni Paula Pasos decide di trasferirsi in Italia per fare quello che le riesce meglio, la giocatrice di futsal. Si lascia alle spalle la sua città, la famiglia, gli amici e accompagnata solo dal fido cagnolino Pegote intraprende un'avventura che tre anni dopo l'ha vista diventare uno dei simboli del calcio a 5 femminile toscano. In tutto questo Paula ha tenuto fede al motto latino che campeggia sullo scudo di Murcia "Priscas Novissima exaltat et amore", in spagnolo "Ensalzar y Amar lo Antiguo y lo Nuevo", in italiano "Esaltare e amare il vecchio e il nuovo". Esattamente quello che ha fatto lei con la sua vecchia Murcia e la sua nuova Firenze. Un percorso non facile, con diversi ostacoli, fatto di delusioni e soddisfazioni. E proprio da queste cominciamo, da quel campionato di A2 femminile alle porte, raggiunto da Paula con le sue compagne del Pelletterie. 
Nuova stagione, nuovo campionato e nuove sfide. Finalmente arriva il momento di questa serie A2 inseguita con grande determinazione negli ultimi due anni. Con quale carica vi state preparando tu e le tue compagne per questa avventura?
E come è arrivata! Dopo una lunghissima annata ce l'abbiamo fatta. Siamo partite con gli allenamenti in campo lo scorso lunedì dopo che per il mese d'agosto dove abbiamo avuto un programma di preparazione con tre sedute settimanali. Direi che sta andando molto bene, allenatori e preparatori atletici stanno lavorando per noi ogni giorno, e di conseguenza li ringraziamo dando il nostro massimo in tutti gli allenamenti. Dopo la prima settimana inizia a sentirsi la fatica, però sarò sincera, non vedo l'ora che sia lunedì per ripartire con la seconda settimana di preparazione.
Pelletterie inserito in quello che probabilmente è il girone di A2 dal più alto contenuto tecnico. Squadre romane, sarde e il Florentia. Che campionato ti aspetti?
Personalmente non conosco molto le squadre che parteciperanno al campionato di A2. Ma devo dire che ho dato un'occhiata a qualche squadra del nostro girone e ho capito subito che ogni domenica sarà più che mai una battaglia. Battaglia dove solo la squadra più determinata porterà a casa i tre punti. Essendo appena arrivate in questa categoria non sarà certamente facile, ma in campo saremo sempre cinque contro cinque e sono fiduciosa sulla mia squadra e su quello che potremmo essere. 
In estate avete cambiato molto, pur mantenendo l'anima della squadra. Molte compagne sono andate via, altre sono arrivate. Cosa ti senti di dire a chi è partita e cosa ti aspetti dalle nuove?
È vero, ci sono stati alcuni cambi nella rosa, però una cosa mi sento di dirla... le ragazze andate via anche se non sono più presenti nello spogliatoio sono e resteranno l'anima del Pelleterie con le quali abbiamo conquistato questa serie A2.  A chi è arrivatO quest'anno, giocatrici e dirigenti gli do il benvenuto augurandoci di disputare tutti insieme un bel campionato, ma soprattutto che riescano a vivere al meglio ciò che è realmente il Pelletterie, ovvero una famiglia che va aldilà della vittoria o della sconfitta.
Dando un'occhiata al mercato delle vostre avversarie si leggono molti nomi spagnoli. Conosci qualcuna delle ragazze che saranno vostre avversarie?
In realtà non ho seguito molto il calciomercato durante questa estate, però ho visto qualche notizia con qualche nome che conosco, come quello di Marta Rodríguez Aramendia, che entrerà a far parte del Futsal Florentia. Con Marta ho fatto un anno di rappresentativa a Madrid, sarà di sicuro un nome che sentiremo spesso. E per me sarà un piacere potermi scontrare nuovamente con lei.
Facciamo qualche passo indietro. Ci spostiamo al 12 agosto del 2014. Pallaalcentro pubblicava una indiscrezione del quotidiano online deportedealcorcon.com, che annunciava il tuo trasferimento in Italia. Pochi giorni dopo l'ufficializzazione del passaggio all'Isolotto. Cosa ricordi del momento in cui hai deciso di venire a giocare nel nostro paese?
Quando ho ricevuto la proposta di venire in Italia ero al mare, e subito dopo aver letto il messaggio ho guardato mio padre e gli ho detto " io vado". Sono stata entusiasta fin dal primo momento di affrontare questa nuova sfida, nonostante un po' di preoccupazione per quello che alla fine era per me "un salto nel vuoto" visto anche che alle spalle mi lasciavo una città che amo, amici e, a livello calcistico, una società che non mi ha mai fatto mancare niente. Al di là di alti e bassi e momenti difficili, posso dirti che ad oggi sono orgogliosa di aver fatto quella scelta seppur presa, come dite voi italiani, "su due piedi".
Il tuo primo anno in Serie A, nonostante 9 reti, è stato condizionato da qualche infortunio di troppo e da alcune incomprensioni. In quei momenti hai mai pensato di aver sbagliato a lasciare la Spagna?
Dopo un inizio anno a colori, tra l'euforia dell'arrivo in una nuova città, le nuove compagne è l'avventura appena iniziata, diciamo che ne è seguito un finale in bianco e nero. A dirti la verità la voglia di futsal al termine di quell'anno era ben poca e l'indecisione sul tornare sui miei passi tanta. Nonostante alcune proposte mi son presa i mesi estivi per staccare totalmente, e alla fine, ma veramente alla fine, ho abbracciato il progetto del CF grazie anche ad alcune persone che hanno riacceso quella voglia di futsal che credevo di aver perso. Approfitto anche per ringraziare davvero chi, in quel momento per me difficile, mi ha aiutato a riaccendere quella passione.
Come hai spiegato, a fine stagione il tuo futuro sembrava incerto, poi è arrivata questa chiamata del CF Pelletterie. Dalla Serie A alla Serie C. E' stata una scelta difficile?
Decisamente si. Direi che è stata una scelta molto difficile. Non per il passaggio dalla serie A alla serie C, ma proprio per una scelta personale, in quanto dopo la mia prima esperienza in Italia non avevo la minima idea se continuare questo nuovo percorso oppure tornare nella mia città, nella mia squadra e con la mia famiglia; ma sarebbe stato troppo facile,  quindi ho deciso di accettare la proposta del CF Pelletterie e lo farei altre 100 volte.
Sono seguite due stagioni da protagonista assoluta in cui non sono mancate le vittorie ma anche le delusioni. Momento più bello e più brutto di questi due anni rosanero?
Protagonista non credo dai (ride ndr). Sicuramente ci sono stati tanti momenti in cui gioire, ma tanti altri dove ho sofferto davvero tanto. Uno dei momenti che non dimenticherò mai è la partita contro il New Depo ai supplementari dei Play Off, dopo una grande lotta da parte di entrambe le squadre e che tutti sappiamo com'è andata alla fine. Posso solo aggiungere che quella sconfitta l'ho sognata per i tre mesi successivi. E senza dubbi il momento più bello è stata l'ultima partita di questa stagione contro la squadra milanese, quando finalmente, dopo la lunghissima annata, ci siamo guadagnate questa categoria facendo prevalere sopra ogni cosa la passione per questo sport.
Quello che verrà sarà il tuo quarto anno in Italia e a Firenze. Tempo fa mi hai detto “La Toscana è casa mia”. Cosa ha conquistato della nostra terra una giovane ragazza murciana? 
Effettivamente " la Toscana è casa mia" te lo dissi una volta e te lo ripeto anche oggi; ci sarebbero tantissime ragioni, come una società che ti stimola a dare il meglio, un lavoro che ti fa sentire utile, un gruppo di amicizie che ti accoglie come una famiglia, una scuola calcio che ti dá l'opportunità di crescere interiormente e di trasmettere ciò che ti hanno insegnato ... come puoi non chiamarla casa? 
La Toscana ti ha accolta, conosciuta, ammirata, poi anche coccolata e trasformata in uno dei simboli del calcio a 5 femminile nella nostra regione, fino ad essere capitano della Rappresentativa. Due Tornei in cui hai giocato come se questa fosse la tua nazionale. Unico enorme rimpianto...la finale persa in Puglia. 
Hai pienamente ragione e ci tengo a precisare che non sarò mai in grado di ringraziare abbastanza tutte quelle persone che inizialmente mi hanno reso partecipe e successivamente hanno creduto in me a tal punto da farmi capitano. Come ho detto nella domanda precedente la Toscana è casa mia e difendere quei colori mi fa sentire come se difendessi quelli della mia città natale. Non mi voglio dilungare su questa parte perché nonostante i quattro mesi ormai passati sento che è una ferita ancora aperta e che molto probabilmente lo resterá sempre. 
Dopo l'ultimo Torneo delle Regioni ti abbiamo soprannominata “l'architetto”. Un appellativo usato nel calcio per un campione come Andrea Pirlo. Quanto ti piace essere al centro del gioco, essere appunto l'architetto che quel gioco lo costruisce?
Forse essere paragonata ad Andrea Pirlo è un po' troppo, anche se ti ringrazio enormemente. Mi piace essere chiamata così perché sono una giocatrice che per la posizione che occupo in campo tendo a costruire l'azione, ma non c'è architetto senza bomber e non c'è bomber senza architetto.
La mentalità del calcio a 5 italiano è ancora lontana da quella della tua Spagna. Adesso che sei diventata anche allenatrice e che ti è stata data l'opportunità di lavorare con i bambini della Robur Scandicci cosa cerchi di insegnare? 
Effettivamente si parla di due realtà completamente diverse. Son passata da giocare in palazzetti gremiti, campionati di rappresentative organizzate in tutte le categorie, al ritrovarmi qui a Firenze a discutere con chi mi chiede che sport faccio, nello spiegare che non esistono ruoli, come invece nel calcio, e soprattutto che gioco a calcio a 5 e non a calcetto! Ammetto però che già nei pochi anni che ho trascorso qui son cambiate molte cose, il movimento è in continua crescita, tra una Rappresentativa Toscana con sempre più categorie, campionati sempre più definiti e numerosi e la recente nascita della nazionale femminile. Ai miei ragazzi cerco di insegnare proprio questo, che il futsal non è assolutamente uno sport di seconda categoria e che oltre a un Cristiano Ronaldo esistono anche un Ricardinho e una Anita Lujan!
Adori i tatuaggi e uno di questi riproduce proprio un campo di calcio 5. Il futsal è davvero la tua seconda pelle?
Si adoro tatuarmi e tutti hanno una loro storia. Uno in particolare riguarda proprio un'azione dove la mia posizione in campo era errata e così la squadra subí un gol. Tutto questo durante una partita molto importante; questo può far notare quanto io sia esigente con me stessa e sul campo. Il futsal è molto più che la mia seconda pelle, ad ora sono 18 anni che gioco e non potrei mai immaginarmi senza di Lui. Chiudo ringraziandoti Nicola per avermi fatto questa intervista per me molto sentita e piena di emozioni, alla prossima.