L´inchiesta: Come sta il nostro calcio a 5?


05/02/2020 - Dopo l´eliminazione dal Mondiale occorre una riflessione sullo status del movimento ad alto livello

Nicola Giannattasio
Il nostro sito è da sempre uno dei più attenti alle dinamiche del futsal internazionale e forse siamo tra i meno stupiti per quanto accaduto nelle recenti qualificazioni Mondiali. Non siamo abituati a fare politica sportiva, ma giornalismo sportivo quello sì. Anche se il silenzio istituzionale degli ultimi giorni è assordante.
L'obbiettivo di questa nostra inchiesta non è quella di cercare uno o più colpevoli, ma di analizzare lo status del nostro calcio a 5 di alto livello. Un calcio a 5 purtroppo sempre meno legato al territorio, con scarsi sbocchi per i giovani italiani che sognano di praticare questo sport. Per anni ci è stato detto che il numero degli stranieri (oriundi e non) fosse necessario per competere a livello internazionale. Ma la verità è ben distante. Un bel giorno arrivano due gruppi: uno tosto di finlandesi, allenato da un croato che ben conosce il nostro campionato, e uno di baldi bielorussi per capire che si può stare ad alto livello anche in altro modo. Apriamo dunque questa nostra inchiesta cominciando ad analizzare la nostra Serie A, tra verità e luoghi comuni. Un'inchiesta che vuole essere un modo per aprire un dibattito e trovare nuovi spunti di confronto. 


1^ PUNTATA – L'ANALISI DEL CAMPIONATO ITALIANO

Pacos de Ferreira
e Povoa de Varzim distano più o meno una sessantina di chilometri e trequarti d'ora in macchina. Ma queste due cittadine del distretto di Porto, per noi del popolo del futsal italico, raccontano soprattutto una storia lunga 20 anni.
5 febbraio 2000–2 febbraio 2020. All'alba del nuovo millennio la nazionale italiana, allora una delle tre grandi d'Europa insieme a Spagna e Russia, per la prima volta non raggiunse la qualificazione al Mondiale di calcio a 5. Gli azzurri di Alessandro Nuccorini batterono Ungheria, Andorra e Lituania, ma pareggiarono con la Bosnia, rendendo obbligatoria una vittoria contro i padroni di casa del Portogallo. Tutt'altro che una corazzata quella lusitana, affacciatasi per la prima volta al grande futsal internazionale qualche mese prima partecipando agli Europei del 1999 in Spagna venendo eliminata al primo turno proprio nel girone dell'Italia, con cui pareggiò 3–3. Lo stesso risultato maturato quel 5 febbraio del 2000 a Pacos de Ferreira, che estromise gli azzurri dal torneo iridato in Guatemala. Una partita storica, non solo per la mancata qualificazione, ma anche perché caratterizzata dalle pesanti irregolarità del portiere portoghese França, che negli ultimi minuti della gara spostò continuamente la propria porta per ridurre l'angolo di tiro dei giocatori italiani. Irregolarità non ravvisata durante il gioco, bensì in sede di giustizia sportiva, ma punita non con la ripetizione della partita, ma con una squalifica di quattro giornate per il reo del fattaccio. 
Il racconto del primo "fallimento" mondiale dell'Italia era necessario per capire come siano inopportuni i parallelismi con la disfatta andata in scena qualche giorno fa. L'Italia del 2000 era una nazionale forte, che aveva chiuso al terzo posto gli Europei dell'anno prima dietro la Russia di Eremenko e la Spagna di Lorente e che avrebbe terminato al quarto posto quello del 2001, cedendo in semifinale soltanto ai rigori contro l'Ucraina. L'eliminazione di Pacos de Ferreira fu un incidente di percorso dettato da una serie di contingenze che poco avevano a che fare con il campo e di cui vi abbiamo parlato. 
Quella eliminata qualche giorno fa a Varzim è invece una nazionale che si è presentata all'appuntamento priva di certezze: fuori negli ottavi di finale dall'Egitto ai Mondiali 2016 e al primo turno agli Europei in Slovenia del 2018. In questi giorni tante se ne sono dette e tante se ne sono scritte (soprattutto sui social e pochissimo dai siti di riferimento). Ognuno ha la sua teoria e pare essere in possesso della pozione magica per risolvere tutti i problemi. C'è chi dà la colpa agli oriundi (osannati però nei successi europei del 2003 e del 2014), chi al Commissario Tecnico, chi alla governance, chi alle società, chi ai tecnici dei settori giovanili etc etc etc. 
La verità, come spesso accade, sta a metà strada. Cominciamo dai campanelli d'allarme, quelli che ci dovevano far rizzare le antenne.

LA DOMANDA: Come mai i nostri giocatori sono diventati poco competitivi a livello internazionale?
La competitività delle squadre di club. La Nazionale ha vinto due europei (2003, 2014, più tre podi) e centrato tre podi mondiali consecutivi (2004, 2008, 2012) negli ultimi 17 anni in dodici competizioni internazionali (4 mondiali e 8 europei). Nello stesso periodo solo la Spagna in Europa ha fatto meglio con 5 titoli europei e 1 mondiale (più due podi). La Russia a livello di nazionale non vince niente dal 1999, nello stesso periodo è finita due volte tra le prime quattro ai mondiali e sei volte sul podio europeo. Il Portogallo ha vinto un europeo, ha chiuso altre tre volte tra le prime quattro la rassegna continentale e una quella iridita. Il paragone tra le potenze europee del futsal diventa impietoso quando invece parliamo di club. Allargando leggermente gli anni da prendere in considerazione, in questo caso dal 2001 primo anno della Uefa Futsal Cup, ora Champions League, registriamo nove successi spagnoli, tre russi, due portoghesi, due kazaki, uno belga e uno italiano (Montesilvano 2011). Quest'anno, con due russe e due spagnole alla Final Four, la musica cambierà di poco. Prendendo in considerazione le 19 edizioni (compresa quella attuale) ci sono stati 76 "piazzamenti" tra le prime quattro. Ebbene la Spagna ne ha occupati ben 25. La Russia 15, il Portogallo 11, il Kazakistan 9, il Belgio 5, l'Azerbaijan 2, Croazia, Georgia, Ucraina e Ungheria 1.  L'Italia si piazza accanto al Belgio con 5 volte tra le prime quattro (Prato 2003, Luparense 2010, Montesilvano 2011, Marca 2012 e Pescara 2016), con una sola finale disputata, quella vinta dal Montesilvano e un solo triennio di vera continuità (2010–2012). A livello internazionale le nostre squadre sono dunque scarsamente competitive. Altro dato. Tra le squadre piazzatesi tra le prime quattro in queste 19 edizioni, sei hanno cessato la propria attività, tre di queste (Marca, Montesilvano e Pescara) sono italiane. Ma del resto in questo stesso periodo sono sparite sei delle società laureatesi campioni d'Italia (Roma Rcb, Luparense, Montesilvano, Pescara, Marca e Perugia), due partecipano alla Serie B (Prato e Asti) e una è fallita e ripartita con altra denominazione (Arzignano). 
LA RISPOSTA: I nostri club non riescono a tenere il passo con quelli degli altri paesi. Limitando così l'esperienza internazionale di alto livello dei giocatori del nostro campionato

LA DOMANDA: Se dobbiamo essere eliminati perché non andare con tutti giocatori italiani?
Campionato italiano, un campionato per non italiani. Nonostante gli scarsi successi dei club a livello internazionale, l'Italia resta uno dei paesi più forti dal punto di vista economico nel futsal mondiale, ma vive di contraddizioni rilevanti. Il primo aspetto, quello sotto gli occhi di tutti, è lo scarso impatto sul movimento dei giocatori autoctoni. Non è un attacco all'utlizzo dei giocatori provenienti da federazioni estere, bensì all'abuso di questi giocatori. Un abuso che negli anni ha portato alla cancellazione del senso di appartenenza a questo sport per i giovani nati in Italia. Un bambino che inizia a giocare a futsal cosa può sognare se non l'approdo in Serie A o alla Nazionale? 
Il paragone con Spagna, Portogallo e Russia è abbastanza evidente e lo analizzeremo nel dettaglio nelle puntate successive di questa nostra inchiesta. Abbiamo preso in considerazione il paese di nascita dei giocatori senza distinguo tra giocatori tesserati come oriundi, stranieri effettivi o formati. 
SERIE A ITALIANA (19^giornata): 
– 16 squadre partecipanti
Italservice Pesaro: 20 giocatori andati in nota (7 brasiliani, 2 argentini, 1 paraguayano, 10 italiani di cui 4 portieri e 5 sotto le 10 presenze). Reti degli stranieri 92. Reti gegli italiani 1 (Fortini)
Acqua & Sapone: 17 giocatori in nota (8 brasiliani, 1 argentino, 1 spagnolo, 7 italiani di cui 3 portieri e 1 sotto le 10 presenze). Reti degli stranieri 92. Reti degli italiani 1 (Mammarella)
Real Rieti: 26 giocatori in nota (7 brasiliani, 1 spagnolo, 1 spagnolo/guineiano, 1 croato, 1 portoghese, 1 albanese, 14 italiani di cui 6 portieri e 8 sotto le 10 presenze). Reti degli stranieri 78. Reti degli italiani 6 (5 De Luca, 1 Romano)
Came Dosson: 21 giocatori in nota (5 brasiliani, 1 spagnolo, 1 argentino, 13 italiani di cui 4 portieri e 7 sotto le 10 presenze). Reti degli stranieri: 64. Reti degli italiani 9 (7 Ugherani, 2 Azzoni)
Sandro Abate: 22 giocatori in nota (6 brasiliani, 2 argentini, 1 spagnolo, 13 italiani di cui 3 portieri e 6 sotto le 10 presenze). Reti degli stranieri: 65. Reti degli italiani: 9 (7 De Crescenzo, 1 Abate, 1 Molitierno)
Meta Catania: 26 giocatori in nota (7 brasiliani, 2 argentini, 1 spagnolo, 1 paraguayano, 15 italiani di cui 2 portieri e 8 sotto le 10 presenze). Reti degli stranieri: 48. Reti degli italiani: 19 (Musumeci 10, Cesaroni 9)
Feldi Eboli: 22 giocatori in nota (9 brasiliani, 2 argentini, 11 italiani di cui 2 portieri e 4 sotto le 10 presenze) Reti degli stranieri: 61. Reti degli italiani: 9 (7 Romano, 1 Ercolessi, 1 Spisso)
Signor Prestito CMB: 18 giocatori in nota (4 brasiliani, 2 spagnoli, 1 guineiano, 11 italiani di cui 2 portieri e 3 sotto le 10 presenze). Reti degli stranieri: 64. Reti degli italiani: 23 (Caruso 8, Fusari 6, Pulvirenti 5, Mancusi 2, Restaino 2)
Kaos Mantova: 19 giocatori in nota (11 brasiliani, 1 paraguayano, 1 finlandese, 1 ucraino, 5 italiani di cui 2 portieri e 2 sotto le 10 presenze). Reti degli stranieri: 73. Reti degli italiani: 2 (Di Guida)
Pescara: 22 giocatori in nota (7 brasiliani, 1 spagnolo, 14 italiani di cui 3 portieri e 7 sotto le 10 presenze). Reti degli stranieri: 61. Reti degli italiani: 3 (Houenou 2, Ferraioli 1)
Petrarca Padova: 30 giocatori in nota (9 brasiliani, 2 spagnoli, 21 italiani di cui 6 portieri e 12 sotto le 10 presenze). Reti degli stranieri: 39. Reti degli italiani: 2 (Vitale)
Cybertel Aniene: 24 giocatori in nota (9 brasiliani, 2 argentini, 1 marocchino, 12 italiani di cui 2 portieri e 4 sotto le 10 presenze). Reti degli stranieri: 63. Reti degli italiani: 2 (Schininà 1, Del Ferraro 1)
Arzignano: 29 giocatori in nota (6 brasiliani, 2 portoghesi, 1 argentino, 1 venezuelano, 19 italiani di cui 1 portiere e 12 sotto le 10 presenze). Reti degli stranieri: 23; Reti degli italiani: 21 (14 Amoroso, 5 Ghouati, 1 Bastini, 1 Molaro)
Lido di Ostia: 20 giocatori in nota (3 brasiliani, 1 venezuelano e 16 italiani di cui 4 portieri e 7 sotto le 10 presenze). Reti degli stranieri: 32; Reti degli italiani: 20 (Cutrupi 8, Esposito e Gattarelli 4, Barra e Lutta 2)
Latina: 32 giocatori in nota (8 brasiliani, 3 spagnoli, 1 argentino, 1 ungherese, 1 portoghese e 18 italiani di cui 4 portieri e 10 sotto le le 10 presenze). Reti degli stranieri: 40. Reti degli italiani: 7 (Palmegiani 5, Lo Cicero e Greco 1)
CDM Genova: 25 giocatori in nota (8 brasiliani, 3 spagnoli, 2 portoghesi, 13 italiani di cui 2 portieri e 5 sotto le 10 presenze). Reti degli stranieri: 39. Reti degli italiani: 14 (Ortisi 8, Foti 6). 

Il dato complessivo parla dunque, per quanto riguarda i giocatori apparsi in nota nelle varie squadre, di: 
– 363 giocatori totali
– 108 giocatori brasiliani
– 17 giocatori spagnoli
– 14 giocatori argentini
– 5 giocatori portoghesi
– 2 giocatori paraguayani, venezuelani
– 1 giocatore per: Guinea Eq., Finlandia, Albania, Ucraina, Marocco, Ungheria
TOTALE: 152 giocatori stranieri
TOTALE: 211 giocatori italiani
* sono stati sottratti i 10 giocatori che hanno avuto presenze con due squadre (6 brasiliani, 3 italiani, 1 marocchino)

I numeri farebbero quindi pensare ad una presenza comunque maggioritaria dei giocatori nati nel nostro paese, che rappresentano il 58,12% di quelli apparsi in nota. Ma i numeri vanno anche saputi leggere e possiamo vedere come questa "presenza" italiana sia in realtà marginale. Questi i dati rilevanti sui giocatori italiani andati in nota: 
– 50 sono portieri  (23,6%)
– 37 sono quelli andati in gol (17,5%) di cui 3 portieri (Mammarella, Molitierno, Bastini)
– 101 giocatori non arrivano a 10 presenze (47,86 %). A testimonianza di come quasi la metà di questi giocatori facciano parte della rotazione dei "formati" provenienti dalle giovanili. La regola dei formati ha quindi portato ad avere più italiani di nascita tra i convocati, ma non ha modificato l'incidenza di questi sul campionato. 

L'impatto degli italiani è scarsissimo non solo dal punto di vista delle presenze, sia in nota che in campo, ma è oltremodo evidenziato dai gol realizzati nella nostra Serie A.
– 1075 sono i gol realizzati nelle prime 19 giornate di campionato
– 927 sono le reti realizzate da giocatori stranieri (86,3%)
– 148 sono le reti realizzate da giocatori italiani (13,7 %)
– Soltanto due giocatori italiani sono in doppia cifra: Amoroso (14) e Musumeci (10)
Nelle prime cinque squadre della classifica il dato è ancora più clamoroso: 
– 417 gol totali
– 391 gol degli stranieri (93,8 %)
– 26 gol degli italiani (6,2 %)
LA RISPOSTA: Affidandosi al campionato di Serie A non solo non ci sarebbe una nazionale competitiva con nati in Italia, ma si farebbe anche fatica a trovare il numero di giocatori per allestirla. 

DOMANDA: Quali sono i giocatori che fanno la differenza nel nostro campionato? 

Il metro di giudizio più evidente rimane quello del gol, che del resto è stato uno dei grossi problemi evidenziati a Varzim. Il capocannoniere del campionato italiano è Rodolfo Fortino, classe '83, già protagonista con la nazionale in due Mondiali e tre Europei. Dietro di lui due nazionali argentini, Borruto e Villalva. Tra i primi 20 della classfica marcatori troviamo pochissimi giocatori con esperienze in altri campionati europei o in manifestazioni internazionali. Gui (91), prelevato dal Fundao nella prima divisione portoghes. Dimas (86) tornato in Italia dopo aver militato nel Brasileirao con l'Assoeva e già all'Inter Movistar. Boaventura (91), un anno al Sibiryak nella Premier League russa. Degli azzurri scelti per la trasferta portoghese, ai margini della Top 20 troviamo Canal e Marcelinho, ma nessuno dei due ha partecipato a competizioni internazionali con la maglia azzurra. Canal ha molta esperienza di Champions, mentre Marcelinho vi ha fatto l'esordio quest'anno. 
Fatta eccezione per i giocatori che hanno vestito la maglia azzurra negli ultimi dieci anni (oltre a Fortino pensiamo ad Honorio, Bertoni, Fabiano, Morgado) i giocatori nel giro delle proprie nazionali nella nostra Serie A sono pochissimi. Taborda, Borruto, Avellino, Abdala, Battistoni e Villalva nell'Argentina. Javier e Juan Salas nel Paraguay, Morillo e Rengifo nel Venezuale e poi Jelovcic (Croazia), Mancha (Romania), Tobe (Guinea Equatoriale), Kytola (Finlandia), Anas (Marocco) e Rabl (Ungheria). E poi sono una manciata di campionissimi che sono stati al top mondiale ma con una carta d'identità che dice tutto: Lukaian (83), Alemao (76), Caio Japa (83), Marcio (67), Simi (77). 
RISPOSTA: Lo spessore internazionale dei giocatori del nostro campionato è basso rispetto agli altri top europei. 

Prosegue.... con la 2^ puntata