Luca Pullerà si confessa a Pallaalcentro


26/05/2020 - L´ormai ex tecnico della Verag racconta i suoi tre anni in biancoverde, ma apre anche uno spaccato sul futsal in generale

Ci sono notizie che fanno più rumore di altre, anche quando la porta non la si chiude sbattendo ma semplicemente accostandola. E' il caso della separazione tra Luca Pullerà e la Verag Villaggio. Un distacco inatteso, soprattutto alla luce di quanto visto delle ultime tre stagioni, che ha visto entrambe le parti salutarsi con stima e rispetto. Una decisione presa in maniera ponderata da un tecnico che ha saputo farsi largo con competenza e idee. Un allenatore–manager, che ha piano piano plasmato la squadra cercando i giocatori più adatti sul mercato, anche con decisioni non semplici. Pullerà spiega a Pallaalcentro i motivi di questa decisione, ma non solo. Con lui, ex presidente di società e allenatore di giovanili a Pistoia, collaboratore tecnico delle Rappresentive e allenatore di prima squadra, abbiamo anche cercato di parlare del calcio a 5 a 360°. Ne è venuta fuori un'intervista non banale, come è costume del personaggio. 
Luca, tra e te la Verag siamo arrivati ai saluti. Com'è maturata questa tua decisione di separare le vostre strade?
In settimana, come avete già dato notizia, mi sono visto col presidente e con i dirigenti ai quali ho comunicato questa decisione. Il tempo per pensare non mi è mancato, vista la reclusione forzata, per cui penso sia una scelta ponderata ed arrivata mettendo sul piatto della bilancia pro e contro.  Non è stato facile perché in tre anni si creano rapporti che vanno oltre il campo, si creano amicizie e rapporti umani che rendono questi addii più difficili del previsto.

Tre anni molto intensi, i primi alla guida di una prima squadra, con un crescendo di risultati e consensi. Che bilancio puoi fare di questo triennio?
Tre anni intensi, difficili, ma soddisfacenti. Abbiamo iniziato un percorso cominciando a lavorare sui calciatori a disposizione, cercando di migliorare la rosa ad ogni finestra di mercato.  La squadra ha fatto un grandissimo lavoro sul campo e mi ha seguito sempre con entusiasmo e fiducia. Questo è il motivo principale che sta alla base di un risultato, specialmente in una realtà come quella della verag che fa dell'oculatezza un dogma insindacabile. Col passare del tempo abbiamo raggiunto un buon livello di consensi, che ci ha permesso di crescere ulteriormente in termini di peso e blasone dei calciatori.
Una squadra presa con l'obiettivo salvezza e portata nelle primissime posizioni negli ultimi due campionati. In cosa ti senti cresciuto come allenatore?
Sicuramente il tempo aumenta l'esperienza, gli schiaffi presi portano a riflessioni e il frizzio che rimane è un monito a lavorare ancora e ad impegnarsi con ancor più veemenza.  Ho avuto la fortuna di vedere all'opera grandissimi allenatori e la possibilità di confrontarmi con loro, lo scambio di idee e la difesa di ognuno delle proprie ragioni ove discordanti, mi ha dato modo di costruire un bagaglio dal quale ho tratto una sintesi mia personale che cerco di portare sul campo. Poi tutto dipende dalla disponibilità dei giocatori. Loro sono gli attori protagonisti e quelli che devono prendersi i meriti più grandi.
La stagione di cui è appena stata sancita la chiusura vi vedeva al quinto posto. Ragionando con il senno di poi dove credi che sareste potuti arrivare?
Eravamo in ripresa dopo un periodo non facile, coinciso con un po' di problemi di infortuni avuti a Gennaio. Eravamo nella bagarre della lotta playoff, ci aspettavano 3 scontri diretti, poi crete che per me è una delle migliori formazioni del campionato ed Elba all'ultima giornata. Avevamo il nostro obiettivo playoff nelle nostre mani, ma davanti eravamo coscienti di quanto corressero e quindi sapevamo che non avremmo potuto fare passi falsi. Purtroppo lo stop ci ha lasciato lí a mezzo tiro, ed anche per questo la riflessione sul mio futuro è stata ancora più difficile.
Adesso viene spontaneo chiedere cosa ci sarà nel futuro di Luca Pullerà. Si fanno nomi di tante squadre, c'è stato qualche contatto?
Diciamo che i nomi di tante squadre li fai te (ride ndr), in realtà non c'è stato niente di particolare, un paio di sondaggi, ma ora come ora nonostante molte compagini si stiano attrezzando per la prossima stagione credo che sia molto complicato programmare una attività che ad oggi non ha certezze sul come, quando e se ripartirà. Si vocifera di autunno inoltrato, nella speranza che il maledetto virus non torni a fare capolino ed a devastare nuovamente le vite di tutti.
Parlando di campo, io sono un ambizioso di natura, mi piacciono le sfide e sono mosso soprattutto dalla volontà di mettermi alla prova ed in gioco in qualcosa che mi coinvolga tanto a livello emotivo, per cui molto serenamente valuterò le eventuali proposte, se ci saranno soprattutto in questa ottica qui.
Sei un profondo conoscitore delle dinamiche del futsal toscano. Sei stato presidente di società, allenatore di giovanili, allenatore di prima squadra, tecnico delle Rappresentative. Cosa vorresti per il nostro calcio a 5 del futuro?
Troppo buono, diciamo che ho avuto la fortuna e il tempo per poter fare molte cose. Ogni attività che ho svolto è stata e sarà in futuro parte di un bagaglio che spero si possa ingrandire ancora e che mi ha lasciato qualcosa a livello di esperienza.  Allenare squadre giovanili quasi da coetaneo, poi crescendo da persona più grande è fondamentale per capire come interagire coi ragazzi in età post adolescenziale, come gestire bastone e carota, cosa fare per appassionarli, la parte dirigenziale fu una necessità burocratica di qualche anno, che però parallelamente a quella tecnica mi diede modo di apprendere nozioni che ancora adesso mi sono utili per districarmi tra i meandri dei regolamenti federali, mentre le esperienze in rappresentativa mi hanno dato modo di ampliare le conoscenze personali e tecniche, fare amicizia con altri allenatori e soprattutto provare emozioni intense come solo chi le ha provate ai tornei delle regioni può capire. 
Nel futuro del futsal toscano vorrei continuare a crescere, vorrei anzi correre per arrivare a competere con altre realtà più storicamente blasonate. Non ho bacchette magiche o ricette segrete. 
Si parla sempre di settore giovanile, di sviluppo della disciplina a partire dal basso, di giovani, però siamo troppo legati al proprio orticello. Siamo maledettamente legati al successo sportivo e meno al successo del ragazzo, che per me non è dominare da fuori quota il campionato giovanile, ma faticare come un matto per guadagnarsi un minuto in prima squadra.  Così come d'altro canto non è facile per un allenatore "condannato" a dover vincere ogni venerdì prendersi un rischio in favore di un ragazzo. Non è semplice, lo so, non è sempre fattibile, so anche quello, ma è l'unico modo che conosco per cercare di guardare le regioni più avanti con l'occhio di chi può competere piuttosto che con quello di chi può solo idolatrare.  Talvolta tarpiamo le ali ai nostri ragazzi che avrebbero possibilità di confrontarsi con realtà diverse e più confacenti alle loro necessità per ottemperare a obblighi di quote o per fregiarsi di vittorie di campionati giovanili che finiscono per rimanere fini a se stesse se non finalizzate a uno sviluppo in crescendo del ragazzo.
La mia non vuole essere un accusa verso nessuno, bensì uno spunto di riflessione. Io stesso ho sbagliato molte volte, poi il tempo mi ha fatto capire che avevo toppato in pieno. Diciamo che sogno di poter piazzare ogni anno una squadra toscana in qualche finale giovanile, sogno di non essere ogni anno la cenerentola delle regioni al torneo delle regioni e ognuno di noi può fare la propria parte.
Chiudiamo con una domanda di carattere generale. Che futuro vedi per il calcio a 5 post covid, sia a livello regionale che nazionale? Ci sarà una ripartenza lenta o tutto tornerà alla normalità?
Incognita è la parola che più rispecchia la realtà del futsal a tutti i livelli. Non esiste un protocollo praticabile per le società che fanno sport indoor, inoltre viviamo un momento storico a livello politico di divisione, che definire il peggiore della storia forse è un eufemismo.  Purtroppo le lotte intestine all'interno della Divisione, gli attriti tra la presidenza e i consiglieri, specialmente in un periodo emergenziale come questo non fanno che ampliare la crisi già enorme che vivrà lo sport dilettantistico. Se non ci diamo una mossa, noi che come calcio a 5 veniamo già dopo il cartello "fine corsa" rischiamo seriamente, senza un progetto serio di rilancio, di rimanere al palo.
Ora più che mai dobbiamo mostrare unione e coesione per cercare di elevare la nostra piccola vocina al tavolo dei grandi tenori della lnd. Confido in una presa di coscienza da parte di tutte le componenti affinché ci rappresentino nelle sedi opportune.