Euro 2022: 15 squadre qualificate, non senza sorprese


15/04/2021 - Le qualificazioni al primo Europeo a 16 squadra hanno mietuto vittime eccellenti e proposto novità interessanti

Di: Nicola Giannattasio

 

C'era grande curiosità per le qualificazioni al primo Europeo di futsal della storia allargato a 16 squadre. Curiosità dettata dalla prima volta di una fase a gironi con gare di andata e ritorno e non più con quadrangolari da disputare in pochi giorni in casa di una delle quattro squadre coinvolte. Ma anche curiosità per i nuovi corsi avviati da nazioni importanti che hanno deciso di voltare pagina dopo il flop mondiale. Parliamo ovviamente della nostra Italia, con in panchina Max Bellarte, ma anche della Croazia, affidata a Marinko Mavrovic, e del Belgio, che dopo le dimissioni di Cragnaz ha puntato su Karim Bachar. 
La scelta della Uefa di passare da 12 a 16 squadre per la fase finale in Olanda, ha consentito di allargare i confini del futsal che conta. Per la prima volta hanno strappato il pass per una grande manifestazione internazionale la Finlandia, che aveva già sfiorato quella per i Mondiali, la Bosnia Erzegovina, la Slovacchia e la Georgia. Rispetto a Slovenia 2018 ci sono state nove conferme su dodici, che potrebbero salire a dieci in caso di successo della Serbia nello spareggio contro la Bielorussia. Saranno inoltre al via tutte le squadre che hanno raggiunto la finale nelle undici edizioni precedenti: Il Portogallo campione in carica e una volta finalista, la Spagna (sette vittorie e due secondi posti), l'Italia (due vittorie e una finale), la Russia (un titolo e ben cinque finali perse), e l'Ucraina, seconda nel 2001 e nel 2003. Tra quelle arrivate almeno una volta sul podio mancheranno il Belgio, bronzo nel 1996 e la Repubblica Ceca, terza nel 2010. Ci sarà invece il Kazakistan terzo a Serbia 2016. 

GRUPPO 7: Qualificate: Italia e Finlandia
Cominciamo questa analisi dettagliata dei vari gironi da quello degli azzurri. Dopo la mancata qualificazione al Mondiale e l'avvicendamento tra Musti e Bellarte, c'era grande curiosità per capire la reazione del nuovo corso a quella cocente delusione. Il destino ci ha messo di fronte proprio quella Finlandia che ci aveva estromessi dagli spareggi, e il talentuoso ma discontinuo Belgio, oltre all'insidia balcanica rappresentata dal Montenegro. L'Italia ha fatto il proprio dovere, conquistando cinque vittorie in sei partite, mostrando buone cose e una non scontata capacità di soffrire nei momenti di difficoltà. Il CT si è affidato a giocatori esperti e di lungo corso in azzurro, su tutti gli ex campioni d'Europa Merlim e Murilo, ma ha anche deciso di optare per la strada della sperimentazione. 26 i giocatori che si sono alternati tra campo e panchina, con i soli Murilo, Molitierno, Cesaroni, Gui, Motta ed Esposito sempre presenti in tutte le gare. Di questi, undici sono oriundi e quindici italiani di nascita, per fare una distinzione tanto cara a molti. Il peso dei naturalizzati resta enorme dal punto di vista qualitativo, tant'è che gli unici gol non sudamericani sono arrivati dall'ottimo Musumeci, quattro reti e capocannoniere azzurro, e da un portiere, Miarelli. Il segnale di Bellarte è stato comunque rivolto alle nuove generazioni di italiani, anche provenienti dalla A2. Il CT ha guardato con fiducia alla seconda serie nazionale, convocando Arillo, Achilli, Di Eugenio e Podda. Importante anche l'inserimento di De Matos, che ha portato fisicità e qualità dettata dal giocare nel più importante campionato del mondo. Analizzando i numeri, che vanno comunque saputi interpretare, tra le note negative c'è quella relativa ai gol subiti: 12. La peggior difesa tra le prime classificate. 
Alle spalle dell'Italia si è qualificata con merito la Finlandia di Mico Martic, che aveva già sfiorato una storica qualificazione ai Mondiali nello spareggio con la Serbia. Una prima volta per certi versi leggendaria e con un cammino reso complicato dal solo punto conquistato nelle prime tre partite. Del resto il tecnico croato ha dovuto fare i conti con tante assenze importanti nella prima fase del girone. Giocatori fondamentali come Autio, Hosio e Jukka Kytola hanno giocato soltanto le ultime due partite, saltando la doppia sfida con gli azzurri e la prima con il Belgio. Per fortuna è arrivato il contributo in fase realizzativa di Junno e Jyrkianen, a segno cinque volte a testa. E così nella sfida decisiva contro il Belgio, con quasi la miglior formazione possibile, è arrivato il 3–2 che ha regalato il viaggio per l'Olanda. Ancora una delusione, invece, proprio per il Belgio, che come unica soddisfazione può fregiarsi di aver battuto l'Italia. La nazionale nordeuropea manca la qualificazione da Ungheria 2010, non contando ovviamente la partecipazione da paese ospitante del 2014. A condizionare il cammino dei Diavoli Rossi lo scivolone di Podgorica contro il Montenegro, ultimo del girone. 

GRUPPO 1: Qualificate: Croazia e Ucraina
Nessuna sorpresa in questo raggruppamento, se non lo stradominio della Croazia, che ha chiuso a punteggio pieno con 28 gol fatti e 6 subiti. La delusione della mancata qualificazione ai Mondiali aveva portato al cambio in panchina, con Mato Stankovic sostituito da Marinko Mavrovic, già artefice del secondo posto all'Europeo Under 19 di due anni fa. L'ex tecnico di Uspinjaca e Split ha creato un mix tra giocatori esperti e nuove leve. Fondamentali i senatori, a cominciare da un Dario Marinovic ritornato ad altissimi livelli dopo aver incrociato nuovamente la strada di Duda al Cartagena. Per lui 7 reti in sei partite e una leadership consolidata. Importante l'apporto degli altri over 30, Luketin, Matosevic, Novak, Perisic, Jelovcic e Josip Suton. Ma la scelta è andata nella direzione di cominciare a dare una svolta generazionale. Sono stati impiegati quattro 2000: lo splendido Jurlina, Hristic, Piplica e Susic, due '99 (Gudasic e Sekulic), due '98 (Luka Suton e Kustura) e tre '97 (Vukovic, Peric e Cekol). 
L'onda verde della Croazia ha travolto l'Ucraina, sconfitta 3–2 e 7–2, che si è salvata con il secondo posto. La squadra di Kovalenko ha vinto agevolmente le gare contro Albania (una a tavolino) e Danimarca, riuscendo comunque a terminare con il miglior attacco, 34 gol, secondo solo a quello della Spagna in tutti i gironi. Squadra che si è affidata al blocco del Kherson, con Zvarych che ha saputo fare meglio di Shoturma, tra i migliori bomber invece in Champions League. Una nazionale che nel complesso non riesce a trovare linfa dai giovani, avendo impiegato tra i giocatori di movimento un solo elemento nato dopo il 1995, il pur ottimo Mykytiuk
Albania e Danimarca hanno potuto poco contro queste due potenze, ottenendo i tre punti in classifica battendosi a vicenda. Probabilmente ci si sarebbe potuto attendere qualcosa in più dall'Albania, che ha potuto contare sul portiere brasiliano Cris e su diversi giocatori che militano in Italia, come Halimi, Hasaj, Karaja e Rexhepaj. Non ha fatto invece parte di questa seconda fase delle qualificazioni l'altro brasiliano naturalizzato, Duio, ex Kaos e Real Rieti. 

GRUPPO 2: Qualificate Russia e Georgia
Uno dei gironi che si presentava tra i più equilibrati alla vigilia, soprattutto per la folta presenza di giocatori brasiliani. La Russia, come da pronostico, ha chiuso a punteggio pieno, con appena cinque reti al passivo e tre partite su sei senza subirne. La squadra allenata dal guru Skorovich sta completando un percorso che la porterà a chiudere l'epoca dei brasiliani naturalizzati. I quattro impiegati in queste qualificazioni sono tutti over 35: Robinho (38), unico sempre in campo e autore di 4 reti, Esquerdinha (36), Romulo (35) ed Eder Lima (37), con gli ultimi due utlizzati in sole due partite. Nel solco della tradizione la squadra ha messo in mostra qualità, velocità e fisicità, doti che si accompagnano all'esperienza dei quattro sudamericani e dei senatori Abramov, Afanasyev, Davydov, Milovanov e Kotlyarov. Ci sono poi giocatori come Kudziev (139 gol negli ultimi cinque campionati), Niyazov, Chishkala (unico russo all'estero, con il Benfica), Putilov e Asadov che arriveranno all'Europeo nell'età della maturità e che nei prossimi sette, otto anni potranno rappresentare il top a livello europeo. 
Alle spalle della corazzata russa ci si aspettava molto dalla Francia, qualificata ad Euro 2018 e considerata tra le realtà emergenti. I transalpini, forti del blocco dell'Accs "velaschiano", hanno confermato la propria crescita mettendo anche paura alla Russia nella gara giocata in casa e persa 3–2 dopo tante emozioni. I primi due pareggi contro Georgia e Armenia hanno però condizionato il percorso, culminato con il ko, ancora per 3–2, contro i georgiani. Un'eliminazione che brucia, ma su cui pesa notevolmente la rivoluzione georgiana. A Tbilisi hanno infatti deciso di investire in maniera massiccia sulle naturalizzazioni "facili" di giocatori brasiliani. Sfruttando la normativa di stato che permette di conferire la cittadinanza, per decreto del Presidente, a chiunque sia considerato di interesse nazionale, la Georgia si è trasformata da squadra di terza fascia in una possibile mina vagante ai prossimi Europei. Il cambio di rotta si era già visto nelle qualificazioni mondiali. Oltre allo storico Roninho, infatti, si erano aggiunti l'ex Luparense e Augusta Simi Saiotti, uno dei bomber più prolifici della Superliga russa degli ultimi anni, Fumasa del Mouvaux Lille, e Thales, bomber del Candoso nella Liga Placard portoghese. I quattro brasiliani, uniti ad uno dei migliori portieri europei, Kupatadze del Gazprom, e ad elementi di buon livello internazionale come Jvarashvili e Sebiskveradze, non avevano garantito però il pass per la World Cup. E così in vista dell'Europeo si sono aggiunti Elisandro del Real San Giuseppe, Chaguinha del Betis Siviglia ed ex A&S, Bynho dell'Osasuna Xota e Petry del Santa Coloma. Nessuno di questi (forse) sapeva posizionare la Georgia sulla carta geografica. Il contributo verso la qualificazione è stato evidente: 12 dei 15 gol sono arrivati dai brasiliani. Nel solco delle "cugine" ex sovietiche, anche l'Armenia aveva il suo gruppetto di verdeoro naturalizzati: Luan Muller (Fundao in Portogallo), Henrique Costa e Kelson (Bethune in Francia) e Vitinho. Ma la mossa che poteva cambiare l'equilibrio del girone è stata quella della convocazione di giocatori russi con origini armene: Aslanyan, Khromikh, Melkonyan, Nevedrov e Sanosyan. Tutti grandi protagonisti nella Super Liga russa. Il valore della squadra è enormemente cresciuto, ma non è bastato per lottare per la qualificazione. 

GRUPPO 3: Qualificate Azerbaijan e Slovacchia
Tutto secondo le previsioni, con Azerbaijan primo e Slovacchia seconda, con quest'ultima che si qualifica per la prima volta alla competizione europea. L'Azerbaijan, quarto nel 2010, sarà alla sua sesta partecipazione consecutiva, le ultime due con il percorso terminato ai quarti di finale. Sulla panchina, come ormai da più di dieci anni, c'è sempre il brasiliano Alesio da Silva, che ha fatto ancora una volta massiccio uso di naturalizzati. Sei quelli brasiliani, a cui si sono aggiunti (già dalle sfortunate qualificazioni mondiali) due iraniani. Il leader della squadra è sempre Gallo, stella del Levante, mentre il reparto offensivo può contare su tre bocche di fuoco fortissime come Vilela del Palma, però a secco nel girone, Thiago Bolinha e Vassoura. Eduardo dell'Accs e Fineo dell'Araz hanno completato la pattuglia sudamericana. Ma accanto a loro negli anni sono cresciuti anche i giocatori azeri, a cominciare dall'eterno Farzalyev, classe '79, e proseguendo con Chovdarov, Baghirov e il portiere Huseynli. Il primo posto non è mai stato messo in discussione e blindato fin dal 4–1 contro la Slovacchia, che invece ha dovuto sudarsi la qualificazione. L'inizio in salita, con il pareggio con la Moldova, ha complicato le cose. Il tecnico Marian Berky si è dovuto confrontare con lo stop definitivo del campionato locale che ha costretto molti giocatori ad interrompere anzitempo la stagione. Determinante quindi l'apporto degli elementi che militano all'estero. Su tutti lo straordinario Tomas Drahovsky, vicecapocannoniere della Liga spagnola con il Santa Coloma. A livello realizzativo l'uomo in più si è rivelato invece Gabriel Rick. Il giocatore dell'Interobal Plzen ha realizzato 6 reti. Nessun gol, in tre apparizioni, per il bomber del Cus Molise, Vojtech Turek. Discreto il percorso della Moldova, mentre la Grecia si è confermata molto distante dalle big europee. 

GRUPPO 4: Qualificata Bosnia Erzegovina. Allo spareggio: Serbia
Il vero girone delle sorprese. Alla vigilia la Serbia, qualificata anche per il Mondiale, e la Romania, che aveva partecipato a tre delle ultime quattro edizioni con due quarti di finale, erano sicuramente le due squadre indicate per le prime posizioni. Ed invece a sorprendere tutti è stata la Bosnia Erzegovina, che con cinque vittorie consecutive ha messo in fila le più accreditate avversarie. Una qualificazione storica, la prima in assoluto in una grande manifestazione per qualsiasi nazionale della Federcalcio balcanica. Un cammino trionfale che porta la firma di coach Ivo Krezo. Il capolavoro è arrivato con la vittoria per 4–2 in casa della Serbia, che ha capovolto le gerarchie del girone, seguita dal successo per 3–2 in casa della Romania, poi schiantata 5–0 nel match di ritorno. Il giocatore più rappresentativo, nonché unico a giocare in uno dei campionati top, è Mirko Hrkac, che abbiamo apprezzato quest'anno con la maglia del Mantova. Il goleador, con quattro reti, è stato l'ex Ekonomac Srdjan Ivanovic, ma a stupire è stato tutto il collettivo, ben messo in campo e dotato di grande fisicità e qualità tecniche. La Serbia si è rifugiata nello spareggio, forse dopo essersi crogiolata sugli allori della qualificazione mondiale, più per demeriti della Romania che per meriti propri. La formazione di Belgrado si è rivelata eccessivamente dipendente dalle doti realizzative del quartetto formato da Marko Prsic, Stefan Rakic, Dragan Tomic e Jovan Lazarevic, che hanno messo dentro 16 delle 18 reti della squadra. Abbastanza deludente Petrov del Mantova, che non ha confermato le doti offensive messe in mostra in Serie A. La Romania ha pagato a caro prezzo il pareggio contro la Macedonia, dimostrandosi una squadra troppo in là con gli anni nei suoi elementi di maggior qualità. Non è bastato l'apporto dei brasiliani Mancha, Ique e Savio per cancellare i limiti di una formazione che sta soffrendo nel ricambio generazionale. Ultimo posto per i macedoni, ancora distanti dalle altre ex repubbliche jugoslave. 

GRUPPO 5: Qualificato Kazakistan. Allo spareggio: Bielorussia
Se il primo posto era assegnato in partenza, ci si aspettava una lotta serrata per la seconda piazza, decisa infatti all'ultima giornata con la vittoria per 5–2 della Bielorussia nello scontro diretto con l'Ungheria. Il Kazakistan ha fatto un altro sport, con tutte vittorie, 30 gol fatti e 5 subiti. Kakà ha così bissato la qualificazione al Mondiale e in Olanda punterà a far meglio del quarto posto del 2018 e del terzo del 2016. L'obbiettivo è la finale. In queste qualificazioni il tecnico brasiliano ha perseguito la crescita dei giocatori autoctoni, concedendo meno spazio ai quattro connazionali che da anni sono le colonne della nazionale più a est d'Europa. Higuita, da miglior portiere del mondo qual è, si è confermato quasi insuperabile, Taynan è stato il capocannoniere con 6 gol in cinque partite, mentre Douglas Junior e Leo Jaraguà sono scesi in campo rispettivamente in tre e due gare. A parte Taynan, classe '93, parliamo di giocatori ultratrentenni che in futuro dovranno lasciare il campo ai tanti giovani kazaki cresciuti sotto la loro ala. Kakà in queste qualificazioni ha utilizzato ben undici elementi nati dal 1995 in poi, che si sono integrati con gli altri esperti, e che potranno garantire qualità nel prossimo decennio.
La Bielorussia ha sorpreso all'ultimo tuffo la più quotata Ungheria, confermando quanto di buono fatto vedere contro l'Italia nelle qualificazioni mondiali. Classica squadra ex sovietica, dotata di fisicità, atleticità e corsa, ha trovato l'uomo in più in Vladislav Selyuk, cinque gol nel girone. L'Ungheria, dotata di elementi di classe internazionale come il pivot Droth, ha pagato a carissimo prezzo il clamoroso tonfo interno patito contro Israele, finito mestamente ultimo. Un 7–3 che ha reso vano il 2–1 inflitto all'andata alla Bielorussia e complicato le cose fino all'eliminazione. 

GRUPPO 6: Qualificate Spagna e Slovenia
Uno dei gruppi dall'esito più scontato. Troppo più forti Spagna e Slovenia nei confronti di Lituania e Svizzera per poterci essere qualche sorpresa. Cominciamo dalle Furie Rosse, che non solo hanno rispettato il pronostico del primo posto ma lo hanno fatto vincendo tutte le partite, chiudendo con miglior attacco e miglior difesa dei sei gironi: 46 gol fatti e 3 subiti. La squadra allenata da Fede Vidal ha però sofferto contro la Slovenia, che come già in passato ha saputo dare battaglia sfiorando l'impresa. Un 3–1 e un 2–1 che fanno capire come questa Spagna resti la favorita numero uno per la vittoria in Olanda, ma forse non con la stessa capacità di dominare di qualche anno fa. Il tecnico iberico in queste qualificazioni ha voluto soprattutto sperimentare, alternando ben 28 giocatori. Un segnale chiaro sull'enormità del bacino in cui può pescare il movimento numero uno in Europa. Nessun selezionato è stato impiegato in tutte e sei le partite, mentre sette ne hanno disputate cinque. Un cantiere aperto, in cui si sono messi in mostra sia elementi storici, tra gli altri Ortiz, Raul Campos, Adri, Bebe, Solano e i portieri Juanjo e Jesus Herrero, sia novità di grande prospettiva. Su tutti Mellado (99) del Cartagena, 4 gol in altrettante partite, Sergio Gonzalez (97) del Valdepenas ed Eric Perez (97) del Betis. Senza dimenticare due classe '95 già da qualche anno ai massimi livelli internazionali come Fernando del Pozo e Raul Gomez del Kpfr Mosca. 
La Slovenia ha infilato la sesta qualificazione consecutiva agli Europei, grazie ad un lavoro che da 10 anni ha portato questa piccola nazione nell'elite continentale. Un risultato che fa il paio con la qualificazione del Dobovec alla Final Eight di Champions League. Tra quelli che c'erano ad Ungheria 2010 e che ancora sono sulla cresta dell'onda, l'uomo simbolo è Kristijan Cujec, che con 7 reti è stato uno dei due capocannonieri di questa fase di qualificazione. Ma non ci sono soltanto gli uomini nati negli anni '80, come Osredkar, Totoskovic, Vrhovec e Bratic, o trentenni come l'Acqua & Sapone Fetic e Fidersek. Le nuove generazioni sono guidate da ragazzi che abbiamo ammirato in Italia, come Lovrencic del Pagnano, Hozjan del Napoli e i 2000 Gajser e Bukovec, ex Lucrezia. La Lettonia nel complesso non ha sfigurato, cedendo solo di misura alla Slovenia nei due scontri diretti. Una nazionale che ha messo in mostra soprattutto il talento di Germans Matjusenko, che come Cujec ha realizzato 7 reti. Male la Svizzera, anch'essa condizionata dallo stop dopo poche giornate del campionato nazionale. Al tecnico portoghese Joao Pinto non è riuscito il miracolo di conquistare almeno un punto. 

GRUPPO 8: Qualificate Portogallo e Polonia
Conti alla mano, il girone dei campioni d'Europa in carica è stato il più equilibrato, con tre squadre arrivate ad aprile ancora in corsa per la qualificazione. Alla fine il Portogallo ha saputo emergere con classe ed esperienza, nonostante abbia dovuto fare a meno nelle ultime partite degli infortunati Ricardinho e Cardinal. La squadra di Braz era partita maluccio, pareggiando prima con la Polonia e poi con la Repubblica Ceca. Il successo nella gara di ritorno con i cechi ha messo le cose a posto, poi blindate dal doppio successo sulla Norvegia. La nazionale lusitana con 14 punti è risultata la peggiore delle prime classificate, ma si può godere i primi segnali di cambio generazionale. Se i vari Joao Matos, Bruno Coelho, Tiago Brito, Pany Varela e Pedro Cary restano dei punti di riferimento, ed altri come Fabio CecilioAndré Coelho hanno raggiunto la completa maturità, Braz ha cominciato ad inserire giovani di sicuro avvenire. Zicky Té, 2001 dello Sporting, è destinato a diventare uno dei pivot dominanti del futsal mondiale. Prime presenze anche per il compagno di squadra Tomas Pacò (2000) e per Silvestre Ferreira (99) del Benfica. 
Alle spalle del Portogallo la battaglia tra Polonia e Repubblica Ceca ha visto prevalere i biancorossi di Varsavia, che hanno conquistato la qualificazione con la vittoria per 8–5 nello scontro diretto dell'ultima giornata. Grande delusione per i cechi, che saranno al Mondiale, ma mancano per la seconda volta consecutiva la kermesse continentale. Bis invece per i polacchi, che hanno sfruttato a dovere la grande crescita del proprio campionato. Michal Marek del Rekord Bielsko si è confermato uomo di punta, ma dopo le fallimentari qualificazioni mondiali il CT Korczynski ha voluto molti volti nuovi, ottenendo le risposte che cercava. Grande forza arriva anche dai pali, dove si sono alternati l'esperto Blaszczyk ed il giovane Kaluza, classe '98 da due anni nella Liga Spagnola con il Burela. Ha chiuso all'ultimo posto con uno zero in classifica, unica insieme alla Svizzera a non riuscire a fare punti, la Norvegia del nostro Silvio Crisari. Troppo debole il movimento del futsal norvegese, privo di una propria identità e incapace di confrontarsi con realtà superiori. L'aver raggiunto questa seconda fase di qualificazione resta comunque un ottimo risultato.